Intervistato da Tuttosport, Alessio Tacchinardi ha parlato del confronto tra Rafael Leao ed Henry:
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Tacchinardi: “Io massacrato sui social ma Leao è come il primo Henry: uguali, non ce n’è”
Intervistato da Tuttosport, Alessio Tacchinardi ha parlato del confronto tra Rafael Leao ed Henry
«Il primo Henry è il Leao di oggi. Le caratteristiche dei due calciatori sono uguali: vedi lo strappo e l’uno contro uno per andare via sempre sull’esterno e rompere la difesa avversaria. Io sono stato massacrato sui social per questo accostamento. Ma basta confrontare i video e non ce n’è, sono uguali».
Un paragone che di recente ha esplicitato anche Pioli.
«Nell’immaginario collettivo magari si pensa all’Henry degli anni dell’Arsenal, quando il francese aveva totalmente cambiato ruolo. Ma non deve essere così. Io ho giocato insieme alla Juventus con Thierry: lui a Torino veniva schierato largo sulla sinistra, non punta centrale come in Inghilterra. Quindi sono totalmente d’accordo sul comparare quel tipo di giocatore, quello che da giovane si affacciò alla serie A, all’attuale Leao».
Che ricordi conserva di Henry?
«Al suo primo allenamento con la Juventus rimasi scioccato, in senso positivo. Non tanto per la qualità dell'atleta, anche perché quella squadra era formata da grandi campioni, ma per velocità e lo strappo spaventoso. Mi aveva letteralmente impressionato. Rimasi spiazzato su due punti: la rapidità per la forza nelle gambe e l’indisciplina tattica del ragazzo. Titì era un purosangue, uno che doveva essere lasciato libero di esprimersi in campo. Un anarchico insomma, che però, schierato largo a sinistra, avrebbe dovuto eseguire anche determinati compiti tattici».
La Juventus commise un errore vendendolo?
«Io penso che i bianconeri non abbiano sbagliato. Henry soffriva molto il discorso tattico, è cresciuto e maturato con gli anni, poi all’Arsenal ha trovato la sua dimensione. Quanti giocatori stranieri arrivano in Serie A e fanno fatica? In quel momento voleva giocare, una sua cessione era super comprensibile. Poi Wenger è stato bravo. Da noi ce lo ricordiamo per grandi lampi, ma devo essere sincero: Titì in Italia mi sembrava "incastrato" per il suo modo di giocare».
Il Milan invece è stato bravo a continuare a puntare su Leao.
«L’esperienza maturata insegna. Maldini ha giocato nel mio stesso periodo e conosceva Henry. Sicuramente può essergli stata d’aiuto questa cosa. Thierry allora voleva un campionato diverso e Leao sicuramente era un giocatore da aspettare. Inesperto, non facile da collocare sul verde, potenzialmente fortissimo. Sfido tutti i miei ex compagni della Juventus, quelli con cui sono stato in ritiro a Saint Vincent, a non trovare enormi similitudini tra i due».
Ma Leao potrà evolversi anche nell’Henry dell’Arsenal?
«La sensazione è che Thierry fosse più cattivo. Leao ama il ruolo che sta ricoprendo al Milan. Mentre il francese sentiva stretto il giocare a sinistra: mi aveva proprio confessato come non gli piacesse, si vedeva attaccante, non un giocatore di fatica in fascia. Leao è comodo a sinistra, magari poi negli anni potrà anche cambiare il suo modo di giocare, anche se ora spalle alla porta fa un po’ di fatica».
Negli spazi il milanista sa essere devastante.
«Mostri sacri a parte, non vedo un giocatore in Europa che sa strappare come Leao. Poi che non sia continuo, che debba crescere, migliorare e così via è un altro discorso, ma quando esprime la sua potenza può far male a chiunque».
In questo momento, è ancora un talento o già una certezza?
«Leao è un diamante grezzo, ma puro, da modellare. Non c’è squadra migliore del Milan per la sua esplosione definitiva. Per come propone calcio, per l’ambiente. Se Rafael non esplode in rossonero, se lo rimprovererà negli anni a venire. Ha tutto per farlo e lavora con dei maestri che possono insegnarli qualcosa ogni giorno. Entro uno, massimo due anni, Leao sarà una stella della nuova generazione del calcio. Il tutto anche grazie ad Ibra. Se Zlatan vedesse che Leao stesse uscendo dalla strada giusta, ci metterebbe un attimo a tirargli le orecchie e a rimetterlo a posto. Ibra è la sua fortuna, anche se ovviamente pure Pioli e Maldini sono importanti».
Può diventare l’uomo scudetto?
«Può fare la differenza. Il Milan è pronto. Qualora Leao segnasse 10 gol e fornisse altrettanti assist, i rossoneri sarebbero semplicemente deva stanti».
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