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Toldo: “Nel 2002 hanno voluto eliminare l’Italia. Mondiale in Russia? Voto Perisic”

Le parole dell'ex portiere ai microfoni di Inter TV

Sabine Bertagna

Francesco Toldo, ex portiere dell'Inter, ha raccontato in una lunga intervista a Inter Tv le sue esperienze ai Mondiali: "Un Mondiale per un giocatore rappresenta un punto d'arrivo, a seconda dell'età in cui ti convocano. Una responsabilità enorme perché ti fai portabandiera della tua nazione. Un'incredibile esperienza di confronto con gli altri giocatori migliori di tutte le altre nazionalità. Sei catapultato in un mondo ovattato, isolato da tutto il resto perché l'organizzazione ti protegge. Da un lato non ti rendi conto della realtà, pensi solo a fare bella figura, a giocare bene. Dino Zoff con le sue parate per me era diventato un idolo. Per un tifoso vuol dire trovarsi davanti allo schermo gioire e soffrire. Per un giocatore in campo diventa una partita come le altre, con l'aggravante che il pallone scotta, con il confronto con i tuoi avversari che ti danno metà del tempo che hai in campionato. Gli stop, le uscite devono essere esatti e perfetti. Se sbagli un attimo c'è subito l'avversario pronto a fregati. Devi essere sicuro di te e della tua persona e trasmettere sicurezza. Poi c'è anche il giudizio dell'arbitro che è completamente diverso da quello dei campionati italiani, non ti senti nel tuo ambiente. Le regole sono regole per tutti. Cambia che torni più forte, dopo che hai fatto questa esperienza che ti matura e tu torni che sei più uomo. E puoi essere d'esempio per i tuoi compagni. Proprio perché è un livello più alto di tutto".

Un percorso che inizia da lontano: "La nazionale si forma dall'Under 21 dove tutti crescono insieme e c'è una selezione naturale. Poi ti conosci e sei come un fratello. Si forma un'amicizia al di fuori del campo che aiuta a trovare buoni risultati. Ci deve essere un'intesa. Io ho sofferto quelle ore di ritiro. Il ritiro per me è una sorta di gabbia. Soffrivo il fatto di non poter uscire e di non poter fare quello che volevo nel mio tempo libero. Nel '98 ha giocato Pagliuca scelto da Cesare Maldini e poi c'eravamo io e Gigi Buffon. Però ha voluto far giocare Pagliuca che aveva esperienza. Eravamo tre portieri competitivi con voglia di emergere. Noi avevamo dalla nostra la forza della gioventù. E' stata una bella esperienza, siamo quasi arrivati fino in fondo e abbiamo riportato entusiasmo".

Le sfide con la Francia: "Quando incontravamo la Francia partivamo bene, poi ci raggiungevano e noi calavamo. La loro preparazione fisica era migliore, soffrivamo questo. Nel '98 e nel 2000. Nonostante questo il nostro attaccamento alla maglia era fortissimo, gli altri dovevano soffrire. Incontrare l'Italia era per tutti un problema., Questa cosa dei rigori la soffrivamo".

Il Mondiale del 2002 (quello dell'arbitro Moreno)? Durante i Mondiali non si capivano certi equilibri, dopo si è vista una situazione che detesto nel mondo dello sport. Nello spot ci sono i valori del rispetto e della lealtà. Quando chi ti deve giudicare non è così non va bene. Ma stanno venendo fuori delle polemiche. Mi spiace solo che noi giocatori abbiamo subito le conseguenze di queste decisioni sbagliate. Avevamo una bella squadra, c'era mister Trapattoni che dava il meglio di sé. Hanno voluto eliminarci, c'è stata corruzione. Devono esserci molti più controlli quando ci sono interessi così grandi. Altrimenti lo sport soffre.

Il rapporto con tifosi: "Spero che vinca la squadra che esprime il miglior calcio, magari non la solita. Adoro quando i tifosi si mettono d'accordo con le squadre per fare i saluti finali tipo l'Islanda. Sono cose che creano un movimento, ci vuole coraggio. Questa sinergia tra squadra e tifosi è bella da vedere. L'ambiente che si crea nelle nazionali è un ambiente di famiglie, partono venti persone e ti pitturi la faccia. Un tifo più sano e più tranquillo. Spero di non vedere lavioelnza. Nel '95 in un Croazia-Italia, stavo partendo per un week-end tranquillo. Peruzzi si era fatto male e mi chiamarono, ci fu un'ambiente molto pressante a Spalato. I tifosi della Croazia erano accesissimi. Sacchi era agitatissimo, mi disse: tocca a te Francesco. Io gli dissi stai sereno e lui si è tranquillizzato. Sono entrato, ho fatto la mia parte. Non ero una meteora. I tuoi allenamenti e le tue partite ti portavano ad essere tranquillo. Fu una partita sofferta. Le mie convocazioni non erano più una notizia. Un portiere quando arriva a quei livelli lì ci rimane. In nazionale anche se c'è competizione ti alleni di fianco all'altro e cerchi di rubare qualcosa che non hai tu. Alzi sempre il livello dell'allenamento, che fa benissimo. Il ricordo più bello è l'amicizia che avevo con i miei compagni. Quando ti incroci c'è sempre un grande abbraccio. Le persone che si sono montate la testa si autoescludono, ma quelle sono poche."

Perisic: "Mi aspetto il genio di qualche giocatore dell'Inter legato anche alla Croazia tipo Perisic. Quel ragazzo ne ha da vendere. Il Brasile ha sempre quel livello lì. Mi aspetto Perisic, ha i numeri". 

(Inter TV)

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