Da 12 anni ha staccato la spina dal calcio, "e non ho alcuna nostalgia", dice, ma anche seguendo le partite dei Mondiali dal divano si diverte a indovinare dove l'attaccante tirerà il rigore, "e quasi sempre lo indovino". Parola di Francesco Toldo, il portierone di Fiorentina e Inter, eroe agli Europei del 2000 quando neutralizzò ben cinque penalty (due al povero Frank De Boer) nella storica semifinale con l'Olanda, tra tempi regolamentari e calci di rigore. In Qatar sono stati molti i rigori parati, 14 sui 52 complessivi, cui se ne devono aggiungere 5 sbagliati, pari al 36,6% del totale. Nei tempi regolamentari sono 5 i penalty parati e uno sbagliato, quello di Kane contro la Francia. Il portiere protagonista nella fase di gara è il polacco Wojchech Szczesny con due parate, al saudita Al Dawsari e a Leo Messi. Dopo i tempi supplementari il protagonista è invece il croato Livakovic (4) seguito dal marocchino Bounou e dall'argentino Martinez (2).
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Toldo: “Rigori? Non è solo questione di fortuna. Devi entrare nella testa di chi tira”
Questione di altezza, con la crescita media della statura dei portieri, certo, ma anche e soprattutto di "testa", dice Toldo: risultato, oramai le parti sono invertite e ad essere favorito e' il portiere. Mentre fino a qualche anno fa la punizione era chiamata "massima" anche perché il suo esito sembrava scontato, questi Mondiali sembrano infatti segnare una tendenza a un esito meno scontato del tiro dagli 11 metri. Toldo sottolinea all'ANSA che per un portiere "è sempre interessante capire cosa succede, guardare i particolari. Non è questione soltanto di fortuna, quanto di 'entrare nella testa' di chi tira. In fondo, sono tre le possibilità: a destra, a sinistra o al centro. Ci vuole intuizione, e solo con molta esperienza capisci le intenzioni del tiratore. Sono attimi, in cui i due si guardano negli occhi e si mandano messaggi. Altra fase abbastanza 'basica' è la lettura del corpo, per intuire dove lui si muoverà. Ci sono 'linguaggi' del corpo che tu come portiere puoi leggere". Toldo sottolinea da un alto che "per chi calcia è una prova mentale, anche per l'attaccante più sicuro. Alcuni giocatori possono essere addirittura condizionati da errori fatti in gioventù. In quei momenti l'attaccante deve eliminare la paura".
Per chi deve parare, invece, "è un po' come il gatto col topo, solo che il 'gatto' è il portiere. E' questione di lavorarci più sulla testa che sul fisico". Tra le tecniche a disposizione, il portiere padovano ricorda che "se stai fermo, riesci a innervosire chi deve tirare. Mi è accaduto con Kluivert - ricorda l'Europeo 2000 - che, visto che non mi muovevo, ha angolato talmente il tiro che ha preso il palo. Lo stesso è successo a Kane, con Lloris fisso in porta e lui che la butta fuori". Altro elemento è la progressiva crescita in altezza dei portieri: "Sì, è anche questione di centimetri - sottolinea Toldo - allargare le braccia, spostarsi, fare atteggiamenti che possano condizionare l'attaccante. Mi ricordo Grobbelaar del Liverpool con la Roma, o Dudek contro il Milan. I portieri sudamericani sono uno spettacolo da questo punto di vista. In fondo - ha concluso - è più facile pararli in partita che in allenamento". (ANSA).
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