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Tommasi: “Vogliamo l’azzeramento del consiglio federale e nuove elezioni. Adesso Tavecchio…”

Il n.1 dell’Aic: "Se siamo fuori dal Mondiale è perché da anni non si pensa al progetto sportivo Bisogna azzerare il consiglio Figc"

Francesco Parrone

Raggiunto dai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Damiano Tommasi, presidente dell'Aic, ha fatto il punto sullo stato del calcio italiano dopo la mancata qualificazione a Russia 2018:

L’Aic è all’opposizione dal 2014, avendo appoggiato i candidati alternativi Albertini e Abodi. Cosa chiedete adesso, con l’Italia fuori dal Mondiale?

"Bisogna azzerare il consiglio federale e convocare nuove elezioni. Questo è il primo passo per qualsiasi discussione. L’ho detto chiaramente in riunione ma le altre componenti vogliono sentire le proposte di Tavecchio, cioè a loro va bene ripartire con le stesse persone e le stesse logiche. A noi no".

Cosa succederà lunedì?

"Ho la quasi certezza che si cercherà di avere il consenso attraverso una redistribuzione delle risorse e degli incarichi, anche grazie alla nuova Melandri che consente alla Figc di distribuire i fondi. La conta dei voti è la cosa che lascia più sgomenti. Pensare di andare avanti con questa governance, dopo quello che è successo, vuol dire non avere senso delle istituzioni".

Perché?

"Il contesto è eccezionale. È vero che la Federazione è un ente privato. Ma, a parte il fatto che se lo fosse davvero avrebbe altre dinamiche, bisogna rendersi conto che la Figc e la Nazionale sono fatti pubblici e, come tali, vanno vissuti con responsabilità. Il limite di tutto lo sport italiano, non solo del calcio, è che il consenso è dato da chi è destinatario delle risorse. Ma così facendo ci sarà sempre maggiore disaffezione della gente rispetto ai ruoli di rappresentanza".

Tavecchio a parte, da dove bisogna ripartire per cambiare il calcio italiano?

"Ho letto le vostre dieci idee, posso anche condividerle ma non sto a questo gioco perché, al primo punto, devono esserci le dimissioni del consiglio federale. È impossibile fare le riforme con l’attuale dirigenza, che non ha neanche avuto la forza di metterci la faccia in sala stampa dopo la partita. Prima si azzeri tutto, poi possiamo parlare del decalogo della Gazzetta".

Quale percorso propone?

"Noi siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo, affrontare tutte le criticità del sistema, con l’auspicio che ogni componente faccia un passo indietro e senza aver paura di copiare le buone pratiche dall’estero. Magari riusciremo anche a trovare un candidato unico sulla base di un programma condiviso. Ma prima è necessario un segno di discontinuità. Altrimenti il rischio è di ripetere gli errori del passato: promettere le riforme, accontentare questo e quello, tirare a campare".

Ma che idea si è fatto della crisi?

"Voglio parlare di calcio quando sarà l’ora, solo davanti a un atto di responsabilità da parte di Tavecchio e del consiglio. Se siamo fuori dal Mondiale è perché da troppi anni non si pensa a un progetto sportivo, né in Figc né nei club".

(Fonte: Marco Iaria, La Gazzetta dello Sport 17/11/17)

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