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Vidal, l’Inter e Conte la pensano diversamente. Politica chiara: sì all’investimento, ma…

Il tecnico dell'Inter vuole il centrocampista del Barcellona, ma in società puntano a obiettivi diversi per gennaio

Andrea Della Sala

Antonio Conte chiede aiuto all'Inter. A gennaio il tecnico si aspetta un intervento importante del club per rinforzare la rosa ridotta al minimo dai tanti infortuni. Conte sa che con qualche innesto questa squadra può competere fin da subito per vincere non vuole perdere questa occasione. Ma la visione del tecnico non coincide in tutto e per tutto con quella societaria, in particolare per Arturo Vidal.

"Ci sono creste che uniscono, come quella di Radja Nainggolan, e altre che dividono. Se sul Ninja club e allenatore si erano trovati sulla stessa lunghezza d’onda, pronunciando all’unisono le parole «fuori dal progetto», la cresta di Arturo Vidal rischia di diventare il simbolo di recenti visioni divergenti, se non contrastanti, sui possibili rinforzi invernali. Quando guarda Vidal Antonio Conte vede gli undici campionati vinti in carriera. Ricorda il guerriero con cui affrontava qualsiasi battaglia ai tempi della Juve e pregusta il giocatore che tira il gruppo nelle sedute di allenamento, anche dopo notti movimentate.

Quando Beppe Marotta e il resto della dirigenza guardano il cileno invece trovano gli oltre 8,5 milioni di stipendio annuale, sottolineano i 32 anni sulla carta d’identità, si prefigurano che i guai nello spogliatoio messi alla porta in estate rientrino dalla finestra via Barcellona. Insomma, non vedono lo stesso giocatore, e soprattutto hanno idee diverse sul profilo che può fare al caso di questa Inter sulla strada che «porta gradualmente al ritorno alla vittoria» (parole dell’a.d.). Dire che società e mercato sono divise da Vidal è ovviamente una semplificazione eccessiva: il tecnico non ha digerito nemmeno le rinunce a Dzeko e Llorente, e vorrebbe rinforzi pronti all’uso anche in attacco e sulle fasce", si legge su La Gazzetta dello Sport.

"La dirigenza, da parte, sua, avrebbe tutto l’interesse ad accontentare un allenatore su cui ha investito tutto, ma deve considerare anche altre componenti, compresa una proprietà che non ama troppo i cambi di programma e che ne ha già fatto uno enorme e costoso sei mesi fa per archiviare Spalletti. La politica societaria sul mercato è chiara: visto che l’inizio di campionato ha mostrato la necessità di un investimento, si farà, ma non sarà a “fondo perduto”. Si puntano giocatori giovani, dagli ingaggi sostenibili e dal valore potenzialmente in crescita: altri Barella, altri Sensi, per intendersi.

A gennaio vorrebbe poter chiamare la cavalleria e trovarsi di fronte soldati perfettamente equipaggiati e che già conoscano il campo di battaglia: la Juve non aspetta, ma può essere ancora a portata di mano. I dirigenti, dal canto loro, sanno che i “vecchi” filibustieri pronti a combattere sanno anche farsi pagare. E poi tendono a restare per spartirsi il bottino. Il rischio che si vuole correre è di trovarsi a pagare cartellini di ultratrentenni, ad impegnarsi in contratti pluriennali pesanti che poi renderebbero gli stessi cavalieri e cavalli «invendibili» in caso di necessità. La scottatura presa con Nainggolan brucia ancora. La questione è: i due punti di vista sono conciliabili? Lo sono stati su Lukaku (esperto, vincente, ma anche giovane), hanno trovato una convergenza su Sanchez in temporaneo saldo, potrebbero coincidere sull’operazione Giroud. Kulusevski e Vidal, però non sono sovrapponibili", chiude La Gazzetta dello Sport.

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