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Vocalelli: “Nel calcio competenza fondamentale. Inter, l’idea di Marotta fa la differenza”

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Il giornalista ha parlato dell'ottimo lavoro dell'ad dell'Inter che ha saputo sopperire a diverse partenze durante l'ultima estate

Andrea Della Sala

Nonostante il caos successivo alla conquista dello scudetto, in casa Inter hanno saputo lavorare al meglio. Via Conte è arrivato Inzaghi, via due pezzi importanti come Hakimi e Lukaku, la squadra è rimasta competitiva. Ne ha parlato su Gazzetta.it il giornalista Alessandro Vocalelli:

"Non c’è dubbio che Dzeko sia stato fin qui un calciatore fondamentale, per il suo apporto in fase di realizzazione ma anche per la sua partecipazione a una manovra avvolgente, elegante, che - come è successo in occasione del primo gol contro lo Shakhtar - riesce a coinvolgere tutta la squadra. Non c’è dubbio che in questo avvio di stagione si siano viste, si siano confermate, tutte le qualità di Calhanoglu che si è preso anche la responsabilità di battere e trasformare alcuni rigori importanti. In tutto questo c’è però un filo conduttore, che riassumeremo nella figura di Marotta e che coinvolge, comprende, lo staff tecnico nerazzurro. Un lavoro, quello di Marotta, che ha mandato in frantumi anche uno dei tanti slogan del mondo del calcio. Così come spesso si divide il mondo tra gli allenatori che sono bravi a fare calcio e quelli che sono bravi a gestire i grandi calciatori - come se l’allenatore giusto non fosse quello che riesce a mettere le due cose d’accordo - così, dicevamo, si tende spesso a dividere il mondo dei dirigenti tra chi sa costruire le squadre, tra quelli che sono bravi ad acquistare - quando ci sono le possibilità - e quelli più bravi a muoversi nelle situazioni di difficoltà".

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Ecco, Marotta - insieme al suo staff - è riuscito in tutte e due le operazioni, dimostrando che nel calcio, come nella vita, contano le intuizioni, l’impegno, ma soprattutto è fondamentale la competenza. Da dimostrare quando si compra, quando si vende e quando bisogna ricomprare per tappare le falle. Già, perché tutti hanno sottolineato le cessioni di Lukaku e Hakimi, che hanno portato a chiudere la campagna acquisti-cessioni con un saldo attivo di 115 milioni. Però, nello stesso momento, bisognerebbe ricordare che quei due giocatori - su cui è stata fatta una plusvalenza enorme - erano stati comunque acquistati dalla stessa gestione. E forse, parliamoci chiaro, all’inizio c’erano anche dei dubbi che - pur essendo giocatori di prima fascia - Lukaku potesse valere una settantina di milioni e Hakimi una quarantina. Potevano sembrare operazioni mirate soltanto a un risultato immediato: spese e non investimenti. Invece sia Lukaku che Hakimi sono stati formidabili investimenti. Hanno portato successi, lo scudetto, poi sono stati addirittura rivenduti al doppio del prezzo nel giro di pochi mesi.

Ma la bravura di Marotta si è dimostrata nel momento in cui, senza troppo tempo per programmare, bisognava correre ai ripari. All’addio di Conte, che è stato immediatamente risolto con l’arrivo di Simone Inzaghi: e, badate bene, in quel momento erano altre, tante altre, le soluzioni a disposizione con allenatori “liberi”. L’Inter ha invece scelto Inzaghi, che si stava accordando con la Lazio, perché rappresentava l’allenatore giusto e l’uomo giusto. Ha dovuto poi fare i conti con la drammatica situazione di Eriksen, cogliendo al volo l’opportunità Calhanoglu e per sostituire Lukaku ha preso - praticamente gratis - un centravanti di altissimo profilo. Insomma, si può comprare bene, rivendere meglio e tenere comunque alto il livello di competitività. Semplicemente, per fare una sintesi, la dimostrazione che anche nel calcio è fondamentale la competenza. Anzi, l’Idea. Una parola meravigliosa.

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