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Vocalelli: “Inter? Inzaghi già ora si è tolto di dosso un’etichetta”

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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Alessandro Vocalelli ha parlato così dell'ultima giornata di campionato e della corsa Scudetto

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Alessandro Vocalelli ha parlato così dell'ultima giornata di campionato e della corsa Scudetto:

"Succedono cose curiose nel calcio: come nella vita, d’altronde, obietterà qualcuno. Giusto. Ma per restare al tema che ci interessa, legato al pallone, basterebbe ricordare ciò che è accaduto qualche mese fa, in quella che poteva essere raccontata come l’estate degli allenatori. Soprattutto di tre allenatori: Massimiliano Allegri, José Mourinho e Maurizio Sarri, in stretto ordine alfabetico. I tre tecnici già campioni d’Italia - 6 volte addirittura lo juventino, due il portoghese e una il neo-laziale - accolti e salutati con tutti gli onori, dopo un periodo di relax profumatamente pagato. Loro tre - i tre mister scudettati - identificati come gli uomini capaci di cambiare il destino delle proprie squadre, con una bacchetta da mago più che da direttore d’orchestra.

Sono passati pochi mesi, tredici partite - poco più di un terzo di campionato - e ti accorgi, invece, che a comandare ci sono tre allenatori non scudettati e, forse anche per questo, molto meno reclamizzati: Stefano Pioli si è dovuto riprendere una panchina ormai destinata a Ralf Rangnick, Simone Inzaghi ha dovuto raccogliere la pesante e scomoda eredità di Antonio Conte - privata di due gioielli come Romelu Lukaku e Achraf Hakimi -, Luciano Spalletti è stato chiamato a guidare una squadra finita al quinto posto, con l’unica ispirazione - Frank Anguissa al posto di Tiemoue Bakayoko. Insomma, condizioni piuttosto complicate, a cui i nostri tre hanno risposto nel migliore dei modi. Aspirando, tutti e tre, a prendersi la prima e immensa soddisfazione della loro carriera: il tricolore. Per la verità è ancora presto per fare pronostici definitivi, perché qualcuno dei tre scudettati di cui abbiamo detto forse in cuor suo non si è ancora arreso o - ipotesi più che possibile - nel giro potrebbe rientrare il quarto allenatore, anche lui a caccia del primo scudetto della sua vita: Gian Piero Gasperini. Ma a questo proposito non ci sarà da aspettare moltissimo: sabato Juve-Atalanta ci dirà quasi certamente se c’è ancora spazio per un inserimento.

Nel frattempo la lotta è fra quei tre, di tre generazioni diverse, che sognano il loro primo tricolore della carriera. Sarebbe una soddisfazione enorme per Spalletti, 62 anni, che diventerebbe (a dispetto del suo fisico atletico e di una freschezza di idee) il più anziano della Storia a fregiarsi del titolo. Sarebbe una soddisfazione enorme per Pioli, 56 anni, il più straordinario anti-personaggio della Storia recente, in cui bisogna urlare, strepitare, correre su e giù per la linea laterale. Sarebbe una soddisfazione enorme per Inzaghi, 45 anni, che si è felicemente strappato di dosso la storia (questa volta con la s minuscola) dell’allenatore fatto in casa. Di sicuro è una lotta, in attesa di registrare eventuali inserimenti, fra tre super-professionisti che hanno disegnato le squadre con i loro profili: pressing alto e velocità di pensiero per il Napoli, intensità e contro-pressing per il Milan, raddoppio costante e varietà di soluzioni offensive per l’Inter. Una corsa che dipende anche - e non è trascurabile - da ciò che potrebbe accadere in campo internazionale. Perché Spalletti ambisce all’Europa League, Inzaghi a regalare all’Inter gli ottavi di Champions e Pioli è lì a giocarsi le ultime chance a Madrid senza comunque far drammi, perché un’eliminazione potrebbe alla fine permettergli di concentrarsi sul campionato. Su quel primo titolo che lui, Luciano, Simone (e Gasperini?) inseguono come un esame di laurea. Dopo aver tanto, ma proprio tanto, studiato".

 

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