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Zaccheroni: “Naga terzino più forte della Serie A. Strama? Moratti lo appoggia e…”

L’ex tecnico nerazzurro, e attuale ct della nazionale giapponese Alberto Zaccheroni, a La Repubblica ha parlato di alcuni temi legati al suo passato in nerazzurro. L’intervista parte inevitabilmente con i complimenti a Yuto Nagatomo,...

Francesco Parrone

L'ex tecnico nerazzurro, e attuale ct della nazionale giapponese Alberto Zaccheroni, a La Repubblica ha parlato di alcuni temi legati al suo passato in nerazzurro. L'intervista parte inevitabilmente con i complimenti a Yuto Nagatomo, esterno dell'Inter e del Giappone«È un fluidificante di grandissimo livello, il più forte del campionato per continuità e per incidenza nei risultati della propria squadra».

Dal Giappone come vede la Serie A?«Trasmettono Inter e Catania, per Nagatomo e Morimoto. Per il resto, il nostro campionato ha perso fascino. Mi affanno a spiegare che, pur impoverito, resta il più difficile».

Lei è uno dei tre tecnici ad aver guidato Juventus, Inter e Milan. Come Viola e Trapattoni.«Sono stato fortunato. All’Italia devo tanto, l’unico rammarico è che ho allenato dall’inizio solo Udinese e Milan. Con buoni risultati, mi pare».

Per il resto, traghettatore illustre. « Mai stato un traghettatore. Alla Juventus la dirigenza tifava per me, fossi andato in Champions sarei rimasto. All’Inter avevo un biennale, a maggio ero confermato, a giugno arrivò Mancini. Chi paga ha diritto di scegliere, per carità. Diciamo che raramente mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto».

Le piace Stramaccioni? «Sto cercando di capirlo. Cambia spesso, e l’elasticità è una qualità. Ha il sostegno della proprietà, un merito conquistato sul campo: chi l’ha visto lavorare ha dato segnali positivi a Moratti. E poi i giocatori lo seguono. Quanto sia bravo, lo dirà il tempo».

In A va di moda la difesa a 3. Rivede qualcosa di suo?«Nulla. Io giocavo col 3-4-3 perché volevo tre attaccanti che pensassero solo a segnare. Al Milan, Bierhoff, Sheva e Weah: non proprio tre che tornavano. E allora inserivo un centrocampista in più e un difensore in meno. Oggi,vedo difese a cinque, quasi mai propedeutiche alle tre punte. Semmai, ritrovo in molte squadre l’impronta del Parma di Scala».