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Così Gagliardini ha azzerato i tempi di adattamento: è un mix tra Cambiasso e…

Il centrocampista nerazzurro ha stupito tutti per la rapidità con cui si è inserito nell'universo Inter

Alessandro De Felice

É l'uomo del momento in casa Inter, forse perché nessuno immaginava che potesse adattarsi in nerazzurro in maniera così rapida; come se conoscesse Stefano Pioli e i suoi nuovi compagni da chissà quanto tempo. Parliamo ovviamente di Roberto Gagliardini, cui l'edizione odierna di Libero dedica un articolo molto interessante.

UN NUOVO UNIVERSO - "«Che lavoro fai?», gli chiede il commesso al centro commerciale. Prima di rispondere, il ragazzo ruota il capo verso la fidanzata. Poi pronuncia tre parole: «Faccio il calciatore», come se si vergognasse. Ma quel ragazzo si chiama Roberto Gagliardini e fa davvero il calciatore. Forse, è stato proprio in quel momento che il nuovo universo si è materializzato nella mente del 22enne Gagliardini per la prima volta: è un secondo di silenzio in cui il ragazzo si fa uomo, la giovane promessa si fa calciatore. Da lì a poco, un calciatore dell’Inter".

IL GRANDE SALTO - "Fu Raffaele Bonifacio, uno dei più grandi talent scout italiani, a scoprirlo quando ancora aveva 7 anni nei pulcini del Dalmine allenati da Gagliardini senior - papà Alessandro - e a portarlo all’Atalanta, insieme con il fratello Andrea, di due anni più grande, con mamma Rosanna ben felice di non dover fare preferenze. Nelle giovanili nerazzurre Gagliardini leviga il suo talento fino alla Primavera. Dal gennaio 2014 a quello 2016 è un girovagare in B, tra Spezia, Vicenza e Cesena, ed è in quest’ultima, dove trova continuità e conquista la promozione in A, che Gagliardini capisce di «poter vivere giocando a calcio». L’Atalanta lo riporta a casa a gennaio dell’anno scorso (per la gioia della fidanzata Nicole, con cui convive), ma servirà Gasperini per lanciarlo in orbita. Il grande salto è storia di questi mesi: le 13 presenze con la Dea, le prestazioni inattese, la chiamata di Ventura in Nazionale lo scorso 7 novembre e quella dell’Inter la scorsa settimana. Da zero a mille, con l’orizzonte futuro che di fronte a Gagliardini diventa immenso nonché confine di un mondo ignoto che però lui sembra in grado di assorbire e controllare, lasciando svanire le vertigini di un’arrampicata al successo ripida e veloce".

FUOCO E LEGNA - "Venticinque secondi sul cronometro di Inter-Chievo, il pallone rimbalza senza padrone verso la linea laterale finché non è Castro ad addomesticarlo, mentre il primo nerazzurro che accorre a contestarne il possesso è Gagliardini. Pianta i piedi a terra, il 22enne italiano, impedendo all’avversario di voltarsi fino a commettere un fallo che sancisce una prima, minuscola pausa nella sua partita d’esordio con la maglia dell’Inter. In quel minuscolo lasso di tempo, Gagliardini ha già dipinto il manifesto del suo calcio: un appoggio a Candreva utile a evadere il pressing clivense, l’aggressione verticale ad una seconda palla poi sporcata, la pressione a Castro. Una centrifuga dei motivi che hanno spinto l’Inter ad acquistarlo dall’Atalanta per una cifra, tra prestito biennale, riscatto e bonus, di 25 milioni di euro. Se il gioco di Pioli è fiamma, Gagliardini è legna. Le sue caratteristiche - è un predatore di seconde palle, ha una naturale predisposizione verso la difesa in avanti, conserva una lettura anticipata del gioco, copre ampie porzioni di campo - lo rendono perfetto per la nuova Inter, azzerando il tempo dell’adattamento ad una nuova e complessa realtà".

UN PO' CAMBIASSO UN PO' VIEIRA - "Come nell’Atalanta di Gasperini, sembra aver trovato anche con Pioli un sistema codificato congeniale alle sue qualità. Dice di essere una mezzala, eppure come mediano nel 4-2-3-1 interista diventa l’ago della bilancia necessario per non perdere equilibrio, la coperta utile a coprire i compagni - non a caso il rendimento di Kondogbia è migliorato - e la bussola che direzione il pressing della squadra. Il suo controllo di palla è pulito, sempre impostato verso la successiva giocata e inserito nella corsa (perenne, con il Chievo ha percorso oltre 12 chilometri, più di tutti i nerazzurri). Gagliardini non è un regista che costruisce l’azione, piuttosto la pulisce giocando veloce e semplice, senza mai forzare i passaggi oltrepassando i confini delle sue potenzialità e contribuisce a riciclarla, presentandosi puntuale nella zona dove il pallone attende di essere riconquistato. Ricorda Cambiasso, per la capacità di lettura del gioco, Vieira, invece, per la presenza fisica in campo. E tutto questo si è visto nell’Atalanta, ma non era scontato si vedesse anche nell’Inter, con cui Gagliardini ha giocato solo due partite, dando però l’impressione di essere lì da una vita. È un luogo comune, ma non è forse questa l’impressione che di solito danno solo i predestinati?"

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