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Perisic in panne contro la Juve: i numeri che gravano sul ‘motore’ del croato. Pit stop in coppa

Il giocatore croato è quello che ha collezionato più minuti là davanti: è un po' stanco o semplicemente Allegri ha saputo imbrigliarlo?

Eva A. Provenzano

Alla fine anche Luciano Spalletti lo ha ammesso. Si aspettava di più dall’attacco: “Ci hanno abituato a cose diverse”, ha detto dopo la partita con la Juventus. Si è preso il punto guadagnato, ma non gli è piaciuto “il braccino corto” dei suoi. Avrebbe voluto osassero di più e che non si tirassero indietro. Invece hanno difeso anche gli attaccanti quando c’era da farlo, ma non stati abbastanza incisivi per far paura ai difensori bianconeri. E su questo, sulla continuità là davanti, il tecnico insisterà un po’ in questa settimana nella quale ci sono due impegni, la Tim Cup martedì e l’Udinese al Meazza, sabato alle 15 nell’anticipo della 17esima giornata.

Complice la prestazione monstre che si era vista contro il Chievo Verona nella settimana precedente, con la Juve si sono viste le difficoltà di Candreva imbrigliato sulla destra: l'ex Lazio però ha almeno provato a trovare dei cross. Non ha fatto lo stesso Ivan Perisic che è sembrato appannato: Allegri lo ha disinnescato anche in fase di possesso palla e non è mai riuscito a rendersi propositivo come fa di solito.

Sarà un po’ di stanchezza? Finora il croato ha giocato tutte le partite, ha collezionato 16 presenze in 16 gare e non è stato mai sostituito, ha giocato 1523 minuti finora. Ha segnato sette gol (uno ogni 217 minuti in media), cinque in casa e due in trasferta e ha fatto sei assist vincenti. Nella gara contro i bianconeri non è stato proprio lui. I numeri parlano di sette palloni recuperati, due contrasti vinti, quattro intercettazioni, ma zero tiri nello specchio, un tiro fuori e tre cross sbagliati. Probabile che in Coppa Italia non giochi, ma contro l’Udinese dovrebbe già tornare da titolare: Spalletti non può fare a meno di lui, del giocatore in forma ed entusiasta che finora ha trascinato i suoi compagni e lo ha fatto con una continuità che gli era mancata nell’anno precedente. La parentesi di Torino deve essere appunto solo quello e il braccino corto un incidente di percorso: c’è da andare fino in fondo e quindi serve il coraggio e la forza di chi sa spingere quando è il momento, il braccino corto è vietato, serve rabbia e fame. Un attimo di respiro e poi si deve riprendere a pedalare. Senza pause, senza tregua.