editoriale

INTER, SERVE LA TESTA

L’erba del vicino è sempre più verde. Quella dell’Inter, però, rischia di appassire dopo la prima grandinata. Quella di Kazan. Ancora l’Europa, ancora lei a tormentare i sogni dei tifosi nerazzurri, a partire da Mourinho e Moratti....

Alessandro De Felice

L’erba del vicino è sempre più verde. Quella dell’Inter, però, rischia di appassire dopo la prima grandinata. Quella di Kazan. Ancora l’Europa, ancora lei a tormentare i sogni dei tifosi nerazzurri, a partire da Mourinho e Moratti. L’Inter vende Ibra, che non segna mai in Champions (anche nel Barcellona non si smentisce) per rompere la maledizione. E compra Eto’o, il bomber che in Europa non sbaglia mai una partita. Almeno così era prima di arrivare all’Inter, prima di perdersi nella fobia generale che contagia tutti, quella che porta la squadra a fare figure pessime appena al di fuori dei confini nostrani. In tanti sono pronti a tirare la croce addosso a Mourinho, che alle solite cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno, almeno davanti ai microfoni. La verità è che l’espulsione di Balotelli nulla ha a che vedere con il risultato di Kazan, figlio di un approccio fallimentare sin dai primi minuti, anche in 11 contro 11, con una formazione rimaneggiata, sì, ma competitiva ai massimi livelli. La verità è che il problema sembra essere più che altro psicologico. E collettivo. Qualcosa nello spogliatoio dell’Inter non funziona, se anche i nuovi come Lucio ed Eto’o (i peggiori in campo ieri sera) – due combattenti nati – si sono arresi ancor prima di entrare in campo. E allora anche lo Special One, potrebbe non essere sufficiente, se a supportare le gambe non c’è la personalità e la mentalità giuste per affrontare un cammino europeo. Pieno di insidie.