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Mihajlovic: “Eriksson alla Lazio: ‘Datemi Miha, Mancini e Veron e vinco lo Scudetto’. E fu così…”

Ripercorrendo i vari passi della sua carriera di calciatore e allenatore assieme a Palo Condò, Sinisa Mihajlovic si è soffermato molto sulla Lazio, la squadra in cui si è divertito più che in ogni altra. Con Mancini, Veron e Simeone, in maglia...

Dario Di Noi

Ripercorrendo i vari passi della sua carriera di calciatore e allenatore assieme a Palo Condò, Sinisa Mihajlovic si è soffermato molto sulla Lazio, la squadra in cui si è divertito più che in ogni altra. Con Mancini, Veron e Simeone, in maglia biancoceleste ha vissuto anni bellissimi.

Ecco come li ha raccontati a 'Mister Condò': "Quella era una grande squadra, vero. Eriksson diceva a Cragnotti: "Se tu mi prendi Mancini, Mihajlovic e Veron, noi vinciamo lo Scudetto". E fu così. Eravamo una grande squadra, eravamo straordinari. Quando rileggo i nomi, vedo che abbiamo vinto poco per quello che avremmo potuto. Per 2-3 anni in Italia siamo stati i più forti di tutti, solo il Parma se la poteva giocare con noi. In Europa non siamo mai riusciti a vincere, ma con quella squadra dovevamo vincere almeno un altro Scudetto e dovevamo raggiungere almeno una finale di Champions. Sono stati gli anni più divertenti della mia carriera, mi sono divertito tantissimo, era un Luna Park. Vieri è andato via nel ’98, diceva: "Io me ne devo andare, qui non vinciamo mai". E' andato via e abbiamo vinto tutto. Infatti quando lo vedo lo prendo sempre in giro, "meno male che sei andato via", gli dico sempre. Tanti giocatori di quella Lazio sono diventati allenatori (Mihajlovic, Mancini, Simeone, Almeyda e Simone Inzaghi) o dirigenti (Nedved e Veron)? Non so come mai, io in quel momento non pensavo a quello che avrei fatto dopo il calcio. Ho cominciato a pensarci quando ho visto che mi mancavano 2-3 anni. In questo mondo oggi sei giovane, domani sei vecchio. Se non ci pensi poi un domani ti ritrovi perso. Eravamo tutti giocatori di grande personalità e tutti capivamo di calcio. In campo ci mettevamo a posto da soli se non andavano le cose. Stando in campo sapevamo parlarci e rimetterci a posto, tutti eravamo abbastanza intelligenti per farlo, tutti mettevamo le nostre qualità a disposizione della squadra. E Eriksson era un maestro nel gestire le situazioni. E tutti avevamo rispetto per lui. In 3-4 poi gestivamo lo spogliatoio. Se c’era uno che alzava la cresta, ci pensavamo noi. Una volta siamo andati in Spagna in tournee, siamo andati in un locale dopo la partita e abbiamo bevuto un po'. C'era qualcuno su di giri, ma ci pensavamo in 3-4. C'eravamo io, Stam e Couto, bastavamo noi 3. Era una squadra tosta".

(Sky Sport)

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