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Raiola: “Leggo molto quando viaggio, aiuta anche per il lavoro. I miei figli…”

Il procuratore ha parlato anche della sua vita privata e delle sue passioni

Andrea Della Sala

Non solo calcio, ma anche libri. Mino Raiola, intervistato da Il Giornale, racconta della passione per la lettura e parla anche dei suoi due figli:

LIBRI - "Io sono per quelli di carta, viaggio molto in aereo e leggo. Inforco gli occhialini, così la gente mi vede e pensa: guarda com’è intellettuale... In Olanda poi hanno fatto dei libri in carta leggera che sono facili da portare in giro. Insomma, c’è un libro fantastico: si chiama Pensieri lenti e veloci, ti spiega com’è fatto il cervello. Ho capito molte cose, soprattutto quando devi fare una trattativa. Funziona».

SOLDI - "Ho un amico laureato in neuroscienze. Mi ha raccontato del test della scimmietta: le davano una moneta per comprare degli acini d’uva. In una pila aumentavano sempre di numero gli acini e lei andava sempre lì. Poi hanno cominciato a togliere, tipo da 5 a 4, mentre nell’altra pila hanno cominciato ad aggiungere, da 1 a 2. E lei ha cambiato pila, prendendo meno solo perché pensava di avere di più. Gli umani con i soldi sono uguali: l’importante è saperlo quando tratti un affare".

FIGLI - "Ne ho due: uno ha quasi 18 anni, da bambino era timido, gli ho fatto fare karate. È cambiato. Le arti marziali ti danno regole ed educazione. Ed anche la boxe: io ho praticato thai boxe, fantastica. Il calcio in certe partite è un gioco noioso, diluito in 90 minuti. Nella boxe invece ti giochi tutto in 3 minuti, non puoi mai distrarti: c’è un’adrenalina pazzesca, non senti il dolore. O meglio, sì ma dopo. Tyson diceva che i suoi avversari avevano sempre un piano, che però saltava appena lui li menava. Ecco: io sul ring non sono mai salito. Ero troppo buono: ero preoccupato di fare male... L'altro figlio ha 14 anni, un giorno mi fa: “Papà, ho visto che fai guadagnare tanto i calciatori. Ecco: da grande voglio fare il calciatore anch’io”. E allora io: “Va bene, comincia ad allenarti in una squadra”. E lui: “Papà, ti ho detto da grande...”".

(Il Giornale)

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