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Repubblica – Inter letale dopo il 90°: questa è gente che sta imparando a…

Come con il Tottenham, vittoria sulla Samp nel recupero dopo due gol cancellati dal Var

Francesco Parrone

Dal quotidiano la Repubblica, l'analisi della prestazione nerazzurra in quel di Genova contro la Sampdoria"Avviso al campionato, per le giornate a venire: non tenete l’Inter in vita dopo il 90°, mai. Sarebbe un enorme errore. Questa è gente che sta imparando a controllare passioni ed emozioni, a trattenerle e a gestirle fino a masticarle dentro di sé, per poi farle deflagrare quando l’avversario è piegato dalla fatica e intravede gli spogliatoi e il riposo. Invece poi arriva qualcuno vestito di nerazzurro, si infila in area con occhi di bragia e una voglia pazza, spara la banderilla e addio. Dopo il Tottenham, la Sampdoria. Dopo Vecino al 92’ in Champions, ecco Brozovic al 94’ a Marassi, anche se stavolta in maglia bianca da trasferta. Destro volante in mischia, in cima a un finale da cuore impazzito nel petto, con 3 gol annullati (2 all’Inter e 1 alla Samp), e palla in rete, 2ª vittoria in trasferta in 5 turni, ora la classifica assume tutta un’altra fisionomia, mentre Spalletti un attimo dopo il gol della vittoria viene espulso, pare abbia detto due cosette al quarto uomo. È stata un’Inter in versione agnellino per la prima mezz’ora, dato che subiva l’organizzazione tattica della Samp che però è presto crollata fisicamente (alla fine ha pesato più Samp-Fiorentina del mercoledì, di Inter-Tottenham al martedì), poi è salita di tono e ha condotto una ripresa autorevole, non è andata in rete per la mira imprecisa di Icardi e per un palo colpito da Candreva (5’), anche se un paio di gol li aveva segnati, ma le erano stati cancellati dal Var.

L’impeto e l’ardore con cui ha condotto il finale, alla ricerca di tre punti che sentiva intimamente di meritare, le hanno permesso di andare a dama. La sensazione ora è di una squadra che con le ultime due unghiate a Tottenham e Samp abbia ritrovato qualche certezza di sé. Quanto alla nitidezza del gioco, e alle prove di alcuni singoli, siamo ancora indietro. La manovra dell’Inter è un lungo battere in testa, perché mancano cambi di ritmo e variazioni negli ultimi trenta metri. Nainggolan non riesce a strappare ancora come sa, gli manca il brillio e il muscolo tonico per scavare differenze, e manca pure una seconda punta che aiuti Icardi, notoriamente refrattario a compiere quei movimenti a uscire per risucchiare i difensori e creare spazio. Così lo schema obbligato è quello del cross, e di soli cross non si va lontano, anche se ieri c’era un Candreva finalmente ispirato che ne ha proposti di interessanti (misteriosa la sua sostituzione con Keita al 25’ st). Ma la manovra rimane poco brillante, e ieri Spalletti se ne lamentava parecchio nel primo tempo, il cranio lucido di sdegno e di sudore per l’afa su Marassi, i suoi sbagliavano appoggi in serie. Poi c’è stato pure il curioso episodio del gol annullato a Nainggolan al 43’ pt, un bel destro incrociato da fuori: dopo un paio di minuti di consulto l’arbitro Guida, su suggerimento del Var Fabbri, decideva di non convalidare, pare per un infinitesimale fuorigioco di D’Ambrosio mentre si preparava l’azione, una cosa non certo evidente e solare, e neppure decisiva, ma ormai si è capito che il Var in Italia è diventato un affare complicatissimo. Ma l’Inter si è sentita defraudata, i dirigenti in tribuna scuotevano la testa.

Poi è stato annullato pure un altro 1-0, di Asamoah (ancora il migliore) al 42’ st, e ancora col Var, perché D’Ambrosio aveva effettuato il cross da cui era nato il gol calciando il pallone fuori dal campo. Strano che gli arbitri di campo non se ne fossero accorti, era così evidente. La Samp stremata della ripresa ha potuto organizzare solo un’azione pericolosa, il gol di Defrel al 44’ st, mentre l’Inter ancora si disperava per il non-gol di Asamoah, ma la palla era uscita. Seppure in uno stadio in fiamme e ostile, in quegli ultimi istanti l’Inter è riuscita a mantenere la testa fredda, a spingersi in avanti e a trovare il gol all’ultimo respiro. Non da tutti. Sono cose che di solito combinano le grandi squadre, o quelle che provano a diventarlo".

(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 23/09/18)

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