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Borja e Suso, ecco perché farebbero comodo ai loro allenatori se si scambiassero la maglia

Francesco Parrone

Per il 3-4-2-1 a Montella servirebbe il fedelissimo ai tempi della Fiorentina e a Spalletti manca un genio dietro Icardi

Tra giocatori spompati dalle Nazionali e infortunati (a Kalinic si è aggiunto Brozovic), il prossimo rischia di essere un derby a basso tasso qualitativo. La speranza è che ad accendere la luce provveda chi è rimasto ad allenarsi a Milanello e Appiano Gentile e tutti gli indizi portano a Suso e Borja Valero. Che, paradosso del derby, farebbero molto comodo ai rispettivi allenatori anche se si scambiassero la maglia.

Secondo TuttoSportSpalletti infatti servirebbe come il pane un genietto da piazzare alle spalle di Icardi, là dove nella Roma spaccava le partite Nainggolan; mentre a Montella - dopo aver deciso di passare al 3-4-2-1 - potrebbe essere utilissimo avere un giocatore in grado di trasporre in campo il suo credo. In questo Borja è una garanzia, come provano le centotrenta partite giocate a Firenze nell’era dell’Aeroplanino: nessuno ne ha sommate tante, il che è prova di quanto lo spagnolo fosse importante per oliare gli ingranaggi del gioco praticato da Montella, un gioco finito sotto l’occhio critico di chi governa oggi la società e che non ha mai convinto pure Silvio Berlusconi.

Spalletti comunque se lo tiene ben stretto Borja, nonostante dopo lo scintillante avvio di stagione il metronomo abbia dimostrato di patire a livello fisico gli impegni troppo ravvicinati. Lo scadimento del gioco prodotto dall’ Inter dopo quanto visto nella prima mezz’ora con la Fiorentina e a Roma, va infatti imputato al calo di Borja Valero che si è assestato sui livelli di quanto fatto nell’ultima stagione a Firenze, confermando di aver intrapreso la china discendente

di una scintillante carriera. La classe rimane intatta e per questo motivo Spalletti non rinuncia mai allo spagnolo. A Roma ha addirittura provato a piazzarlo alle spalle di Icardi, ma lì Borja non ha più il passo per divincolarsi dagli avversari ed essere letale come incursore oppure nell’ultimo passaggio.

Suso, ma pure Bonaventura - il grande rimpianto di Ausilio - sanno essere mortiferi in quella posizione. Montella lo sa e vuole provare a dare una svolta alla piega che ha preso la stagione, rispolverando l’argenteria che già aveva in casa prima che i denari cinesi gli offrissero una squadra tutta nuova ma difficile da assemblare. Spalletti, avesse Suso, non avrebbe vissuto come un dramma l’infortunio di Brozovic. Un po’ perché l’ Inter, dopo aver già perso Cancelo a settembre (tornerà tra i convocati del derby 45 giorni dopo l’infortunio), ha già pagato ampiamente dazio alle Nazionali, un po’ perché dopo aver visto finalmente segnare un suo trequartista (a Benevento Brozovic ha addirittura fatto doppietta, complici le incertezze di Belec) pensava di aver risolto il problema almeno per quanto riguardava il derby.

Invece l’allenatore si prenderà fino all’ultimo giorno per scegliere: innanzitutto saranno fondamentali gli allenamenti di oggi e domani per capire se esiste una benché minima possibilità di poter recuperare il croato, poi si provvederà a verificare le condizioni di chi rientrerà alla base e le sensazioni, guardando il calendario delle qualificazioni mondiali, non sono positive: Joao Mario è atteso da una vera e propria "finale" con la Svizzera, mentre l’ Uruguay di Vecino dovrà comunque battere la Bolivia per evitare di dover dipendere dagli altri risultati. Quest’ultimo, tra l’altro, è atteso da una trasvolata da oltre undicimila chilometri prima di rientrare a Milano. Potesse coccolarsi un Suso alla Pinetina, probabilmente Spalletti vivrebbe notti meno agitate.

(Fonte: Stefano Pasquino, TuttoSport 10/10/17)