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Dimarco: “Io interista dalla nascita, il primo gol ha significato tanto. Il derby di Maicon…”

Dimarco: “Io interista dalla nascita, il primo gol ha significato tanto. Il derby di Maicon…” - immagine 1

Le parole di Dimarco, calciatore dell'Inter, ai microfoni di DAZN, tra la specialità delle punizione e l'attaccamento ai colori nerazzurri

Alessandro De Felice

Federico Dimarco è tornato a casa. Il calciatore dell'Inter è rientrato alla base in estate dopo varie esperienze in prestito e si è già guadagnato la fiducia di Inzaghi, compagni e tifosi. Il classe 1997 si è raccontato in un'intervista rilasciata ai microfoni di DAZN, in collaborazione con Cronache di Spogliatoio, partendo dalla specialità della casa, il calcio di punizione.

"Molto spesso mi fermo a calciare le punizioni a fine allenamento, ma non solo da quest'anno, ma da quando ero a Empoli. Mi fermavo sempre a fine allenamento, calciavo 10 punizioni perché volevo sempre migliorare e ancora adesso voglio farlo. Quella contro la Sampdoria? Quasi dentro l'area: potevo tirar solo lì, perché se la tiravo bassa il portiere l'avrebbe parata. L'ho tirata lì e ho fatto goal. Se è troppo attaccata al palo del portiere, come a Genova, la calcio lì; se è 5 metri più indietro la calcio sempre sopra e quasi mai sul palo del portiere".

Dimarco spiega: "La mia posizione preferita per calciare le punizioni è il centro-destra. Tre passi di rincorsa. Quando vado sulla palla cerco di rimanere baso col corpo per dare la frustata forte. Il portiere non lo guardo, ma la palla e dove volte calciare".

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Un legame fortissimo con i colori nerazzurri e la città di Milano: "Il primo gol con la maglia dell'Inter ha significato tanto, per i tanti sacrifici fatti da quand'ero piccolo: ho rinunciato a tante cose e quando è arrivato il gol è stata un'emozione incredibile. Son cresciuto qua, sempre stato a Milano tranne quando sono andato fuori a giocare. La mia famiglia è qua. Sono veramente felice di essere tornato a casa. Poi sono interista da quando son nato: andavo in curva e per me è veramente un onore giocare per questa maglia. Il ricordo più bello che ho legato all'Inter? Il derby vinto 4-2, quando ha segnato Maicon da fuori area".

Dimarco si sente coccolato dai tifosi interisti: "Mi sento molto coccolato, anche quando l'anno scorso ero a Verona mi scrivevano molti tifosi dell'Inter e volevano che tornassi. E questo mi fa molto piacere".

Il 23enne rivela il nome del miglior attaccante con cui si è trovato fino ad ora in carriera: "Giampaolo Pazzini a Verona: di testa era forte. Quest'anno ci sono Edin Dzeko, Lautaro Martinez, Joaquin Correa e Alexis Sanchez che sono attaccanti forti. A Edin e Lauti cerco di darla più alta, mentre al Niño e Tucu cerco di darla rasoterra, che se la stoppano e calciano".

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Dimarco svela il suo modello: "Mi piacciono i giocatori tecnici, mi piace il talento: ci sono tanti terzini forti che mi piacciono e che hanno talento. Il miglior Marcelo del Real Madrid per me era una roba inarrivabile. Io cerco già prima di guardare dove va l'attaccante, quando arrivo al cross ho già deciso dove calciare. Mi piace tirare".

Infine un ricordo con Mancini in panchina e l'evoluzione sotto la guida di Juric a Verona: "La prima partita che ho fatto con Mancini, contro il Milan, eravamo in tournée in Cina, mi ha schierato mezzala: non sapevo dove andare. Dall'anno scorso, invece, da quando ho imparato bene a fare il terzo, e fare il terzo con Juric è come fare la mezzala, mi sono sempre divertito moltissimo".

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