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Dumfries: “Inter? Trasferimento da sogno. San Siro speciale. L’Europeo la mia svolta”

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Denzel Dumfries, esterno dell'Inter, ha rilasciato un'intervista per la rubrica "Careers" di DAZN nella quale ha ripercorso la sua carriera

Marco Astori

Denzel Dumfries, esterno dell'Inter, ha rilasciato un'intervista per la rubrica "Careers" di DAZN nella quale ha ripercorso la sua carriera. Queste le sue dichiarazioni.

Non sorridi mai. Cosa dici tu?

La verità è diversa, io sorrido tutto il giorno. Quelli che mi conoscono fuori dal campo sanno che sorrido sempre. Mi piace scherzare, divertirmi con i miei compagni di squadra, la mia famiglia. Lontano dal calcio non sono mai arrabbiato, sono diverso da come sono in campo.

Crescere a Rotterdam com'è?

La mia infanzia è stata bella, sono cresciuto in periferia. E' stato molto bello, era carino essere vicino alla città: ti sentivi vicino ad una grande realtà come Rotterdam. Mi sono trovato molto bene.

Dov'è nato il sogno di diventare calciatore?

Sin dall'inizio dicevo che sarei diventato professionista, non so da dov'è nata questa motivazione. Non avevo un padre calciatore o qualcuno in famiglia che giocasse ad alti livelli: ma ero motivato nel volerlo diventare. Avevo motivazione incredibile dentro di me, ho fatto di tutto perché diventasse realtà.

Il debutto con Aruba?

Un momento speciale, avevo diciassette anni e mi chiesero di giocare per la nazionale arubana. Ho accettato ma non in gare ufficiali per non compromettere la possibilità di giocare con l'Olanda. Ho giocato due amichevoli, ho segnato ed è stato indimenticabile.

Cosa vuol dire avere legami con un'altra nazione?

Mia mamma è di Suriname, come i miei nonni paterni: poi si sono trasferiti ad Aruba e mio padre è nato ad Aruba. Sento un legame forte con Suriname, le mie origini sono lì. Avere legami con altri paesi è normale per ne. In Olanda c'è una grande comunità surinamese, i miei nonni sono stati molto in Olanda, è una cosa normalissima.

Seedorf e Davids?

Per me sono delle leggende e hanno origini surinamesi: sono esempi da seguire per me, è molto bello sapere che anche loro hanno giocato per l'Inter.

L'Heerenveen?

Periodo molto particolare perché ho lasciato il nido e sono andato a vivere da solo per la prima volta. Distava due ore da Rotterdam e non potevo tornare spesso a casa: è stato un periodo speciale per me, la gente è molto carina. Ho imparato moltissimo come essere autonomo, a curare il mio corpo, a comportarmi e pensare come un professionista. Dovevo essere responsabile, era un momento importante: ci ho giocato solo una stagione ma ho imparato tanto sulla vita e non solo.

Lo Sparta Rotterdam?

Ho iniziato a 18 anni, ero già molto grande, soprattutto per l'Olanda dove inizi il tuo percorso prima: un'esperienza particolare, avevo tanta fame e voglia di far vedere le mie qualità. Ogni giorno facevo di tutto per migliorare: quest'esperienza mi è servita per diventare un calciatore, mi ha dato la giusta motivazione per avere successo. Uso questa motivazione ogni giorno, non è mai andata via.

Psv-Inter?

Ah sì, ho distrutto Perisic in quella partita (ride, ndr). Scherzo, lui si arrabbia. Scherzi a parte è stato un club molto speciale: ci ho giocato tre anni, mi hanno dato pure la fascia di capitano. Giocare con l'Inter è stato molto bello, sono molto grato per la mia esperienza col PSV, è un club fantastico. Ho esordito pure con l'Olanda, è una società molto accogliente. Sono stato capitano, è molto prestigioso portare la fascia di uno dei club più importanti d'Olanda. Impari un sacco, soprattutto durante il lockdown: c'erano tante sfide su cui discutere, ho imparato tante cose anche come persona.

L'avresti mai detto che saresti diventato compagno di Perisic?

In questo momento non so se ci stessi pensando. E' stato un anno importante, eravamo nel girone con Inter, Barcellona e Tottenham: per tutti giocare a San Siro è stato straordinario. L'atmosfera, i tifosi: per noi era pazzesco. Tutti noi siano rimasti molto impressionati dall'esperienza: pensare che ora ci gioco è una cosa molto speciale.

Calhanoglu?

E' una persona molto buona ed è molto bello essere un suo compagno di squadra. Mi ha aiutato sempre, è molto divertente. Fuori dal campo ci frequentiamo e ci vediamo: lui ha anche dei figli, i nostri figli giocano insieme. Sono felice sia mio compagno.

L'Europeo?

Esperienza indimenticabile, rappresentare il mio paese è stato molto speciale: segnare due gol è stato un traguardo molto importante per me, ero felicissimo. Dopo l'europeo mi sono accorto che tutti mi conoscevano, tutti lo guardano: è stato un momento chiave e credo di aver fatto un salto di qualità come giocatore.

L'Inter?

Un trasferimento da sogno, un periodo davvero speciale.

Quale film di Denzel Washington sceglieresti per descriverti?

Il vendicatore perché sono in grande forma. Scherzo! Non saprei, forse quello.

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