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Eder: “Suning, che impero! Può far sognare l’Inter. Messi? Se Ronaldo è venuto alla Juve…”

L'ex giocatore dell'Inter ha parlato in vista della gara di oggi con l'Empoli

Andrea Della Sala

Prima della gara tra Empoli e Inter, a La Gazzetta dello Sport ha parlato un grande ex delle due squadre: Eder. L'ex attaccante nerazzurro, ora allo Jiangsu, ha parlato della squadra di Spalletti, ma anche dei grandi obiettivi di Suning:

CHAMPIONS - «Successe l’anno scorso, dopo il pari col Crotone. Riunione nello spogliatoio, occhi dentro gli occhi, tutti: “Noi dobbiamo andare in Champions. Dobbiamo. Per la prima volta in due anni e mezzo vidi gente che voleva fortemente una cosa, che si diceva le cose in faccia: vidi un insieme, non dei singoli. Quel gruppo c’è ancora, mi raccontano quelli che continuo a sentire: Handanovic, D’Ambrosio, Miranda. Mi racconta soprattutto Joao Mario, che anche quando non giocava mi scriveva: “Sto bene, prima o poi giocherò”. Gioca eccome, ora».

CINA - «In questa Inter forse avrei avuto più spazio anche se è arrivato Lautaro, in Italia potrei ancora giocare in diverse squadre. Però dopo 12 anni ho avuto l’opportunità di conoscere un altro calcio e un altro mondo, e ho avuto voglia di farlo. Non mi sono pentito: da Nanchino con un’ora di treno sei a Shanghai, nei supermercati trovi prodotti italiani. Ho solo due problemi: la lingua e la guida. Infatti il mio traduttore è anche il mio autista: se anche non mi venisse il mal di testa per i clacson, fra traffico e cartelli illeggibili non potrei mettermi al volante. Non è un calcio di un altro pianeta. Lavezzi me lo disse subito: “Guarda che non sarà una passeggiata”. Infatti. Meno qualità che in Italia, ma allenatori stranieri che preparano bene le squadre e un gioco “inglese”: attacchi, difendi e corri, corri, corri. Allenamenti tosti, dunque: in campo vanno tre stranieri e otto cinesi, se atleticamente non sei al loro livello non fai la differenza».

ZHANG - «Nel prossimo campionato non potremo accarezzarla e basta: lo Jiangsu, fatte le proporzioni, non ha nulla di meno dell’Inter, a partire dagli impianti, dunque per Suning quello è l’obiettivo minimo. E Zhang si sente tanto, anche se si vede poco. Io due volte: mi volle a cena a casa sua appena arrivato allo Jiangsu e poi venne al campo per parlare alla squadra dopo il caso Ramires, che per andare al Benfica non si era presentato agli allenamenti. “Io qui voglio solo gente seria, che tiene al nostro progetto. E da domani Ramires se vuole si allena con la squadra B”. Loro sono così».

SUNING - «Visto da dentro, si ha più netta la sensazione dell’impero che è Suning. E hanno tutto per portare l’Inter all’altezza di quell’impero: è diventato un affare di famiglia, non in senso economico, e per loro la famiglia è tutto. Quando comprarono l’Inter dissero cose precise: sono esattamente quelle che stanno facendo. Hanno parlato di crescita: non hanno promesso scudetto e Champions subito, o di far arrivare Messi. Suning se vuole può sognare e far sognare chiunque e qualunque cosa, nel calcio. Anche Messi, sì: la questione fiscale è importante per chi gioca in Spagna e se Ronaldo è venuto alla Juve...».

OBIETTIVI - «Oggi per l’Inter vincere lo scudetto è riconfermarsi in Champions: quest’anno e per i prossimi anni. E poi, col Napoli, dare fastidio alla Juve il più possibile: così ti prepari a vincere. Europa League? Perché no. Brutta botta l’eliminazione dalla Champions, ma la vittoria di mercoledì dimostra che questa squadra ha sempre voglia di rialzare la testa. Il Napoli è forte e poi ha Ancelotti, uno che avrei voluto come allenatore. In Nazionale dividevo la camera con Thiago Motta: quando mi parlava di lui, gli brillavano gli occhi».

ICARDI - «Mauro ha due grandi qualità: se non segna se ne frega delle critiche e non ha mai l’ansia che non gli arrivi la palla giusta, perché sa che l’ultima palla, quella giusta, sarà sua. Era così già quando giocò la sua prima gara italiana, Juve Stabia-Samp: si alzò dalla panchina per andare a segnare».

IACHINI - «In tanti lo chiamano difensivista, ma in realtà è uno che lavora molto sulla tattica, anche offensiva, e semmai agli attaccanti lascia la possibilità di dedicarsi meno alla fase difensiva. Chiedete a Icardi se Iachini è solo un difensivista. O chiedetelo a Dybala, che prima che arrivasse lui a Palermo vedeva le partite dalla tribuna. O a Politano, che nel Sassuolo aveva massima libertà assieme a Berardi: a volte era come se il mister giocasse senza punte, ma rompeva le scatole a tutti. Lo scorso campionato due k.o. in 2 partite col suo Sassuolo: perdendo con loro in casa alla penultima pensammo di aver perso la Champions. Non darei per scontata questa partita. Per me è come un papà: forse l’unico tecnico al quale sono legato anche da un rapporto extrasportivo. Mi volle a Brescia e mi rivolle alla Samp: “Se vieni, andiamo in A”. Ci andammo. Molto scaramantico, ma nel calcio non è un difetto. Le racconto questa: un giovedì sento un dolorino muscolare subito prima della partitella, lui mi manda nello spogliatoio senza farmela giocare e la domenica vinciamo. Secondo lei ne ho più giocata una, il giovedì?».

EMPOLI - «Un mese fa, tornavo dalla Cina ed ero di passaggio in Italia, ho fatto un salto a Empoli: è come se fosse ancora casa mia. Nel 2006 quando lasciai il Brasile dovevo andare alla Fiorentina, ma scegliere quel club sarebbe diventata la decisione migliore della mia carriera».

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