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Inter, dov’era “il fuoco dentro”? Inzaghi, doppio errore: durante e dopo il derby

Marco Astori

L'analisi di quanto accaduto ieri sera nel derby contro il Milan: sono la poca cattiveria e la condizione fisica e mentale a preoccupare

"Un derby non si gioca, si vince". E' il motto che sentiamo ripetere allo sfinimento da chiunque prima di una stracittadina. Ed è quello che un po' tutti pensiamo quando la nostra squadra del cuore va ad affrontare la sua rivale storica. E c'è un bel problema quando questa sentitissima sfida viene persa, ma ce n'è un altro ancora più grosso quando questa non viene nemmeno giocata. O meglio, viene giocata con un atteggiamento sbagliato, senza mordente, in balia degli eventi e reagendo solo a sprazzi più per inerzia che per motivazione e lucidità. E' un po' questo il riassunto del derby perso ieri dall'Inter, sconfitta per la seconda volta in cinque gare e di nuovo in uno scontro diretto.

Il fuoco dentro?

Perché perdere ci sta, fa parte del gioco. Ma quello che non va giù è il modo con cui si è perso. Perché ogni singolo interista aspettava questa partita da mesi. Dopo la rimonta subita a febbraio, dopo le lacrime del 22 maggio e dopo i cori di sbeffeggiamento nella festa scudetto da parte dei rivali del Milan. Non c'è interista che non sognasse una rivalsa o perlomeno si aspettasse di vedere i suoi beniamini lottare fino all'ultima goccia di sudore su ogni pallone con la cattiveria giusta in un derby contro chi ha vinto lo scudetto ai tuoi danni. "Abbiamo il fuoco dentro", ha detto Calhanoglu, uno degli uomini più attesi prima del match. Le premesse, dunque, c'erano tutte.

Ma questo fuoco dentro, ahinoi non si è visto. Il Milan arrivava prima su ogni pallone e con una semplice attesa a metà campo e conseguente aggressione uomo su uomo ha completamente fatto saltare il piano partita dell'Inter, incapace per più di un'ora di trovare una soluzione e costretta a guardare inerme le accelerazioni di Leao e gli strappi a centrocampo di Tonali. Pochissimi duelli individuali vinti, tanto nervosismo e poco più: se una partita del genere si vince con la testa, l'Inter per la maggior parte del tempo questa non l'ha avuta. E anzi ha guardato Giroud e Leao ribaltare una partita così senza opporsi minimamente. E viene da chiedersi appunto come sia possibile che non ci fosse quella voglia di mangiarsi il campo, di spaccare tutto dopo quanto accaduto lo scorso anno. Che è il problema più grande di questa partita: l'Inter non sembra non aver minimamente pensato a tutto questo e non ha mai dimostrato di voler vincere a tutti i costi il derby.

Inzaghi sbaglia due volte

E una gran parte di colpe sono anche di Simone Inzaghi. Perché se è l'allenatore a dover dare motivazioni (nonostante questa fosse una partita che si prepara da sola), qui non ci è proprio riuscito. E se al Milan è bastata una foto con le dichiarazioni scritte sopra del centrocampista turco, in casa Inter sarebbe stato sufficiente appunto ripensare allo stadio pieno il 22 maggio ad applaudire i giocatori sconfitti o ai cori offensivi ricevuti durante la festa scudetto dei rivali. Ma niente. E il tecnico fa un errore ancora più grande, se possibile, nel postpartita: "Abbiamo fatto un ottimo gol, poi dopo il pareggio abbiamo avuto un blackout di mezzora che ci è costato altri due gol", ha detto.

Ma ridurre l'analisi di una partita del genere in un misero blackout ci auguriamo solo siano dichiarazioni di facciata: perché quello che è chiaro a tutti è che la condizione fisica, da quello che si vede, attualmente è ai minimi storici, la fase difensiva prende acqua da tutte le parti e manca quella personalità che ha contraddistinto l'Inter negli ultimi anni. Aggiungiamoci poi i soliti cambi tardivi, arrivati soltanto dopo il 3-1 e non prima, nonostante Barella, Calhanoglu e Bastoni fossero clamorosamente fuori gara, e il mancato coraggio di invertire le gerarchie in porta, evento non più rimandabile. E' dunque doveroso chiedere a tutti un bagno di umiltà, un reset di tutto e di ricominciare ad essere quell'Inter affamata che era fino a qualche mese fa: e come lo sono i suoi tifosi, che si aspettano ben altro rispetto ad un derby come questo. E glielo dovete dopo quegli applausi del 22 maggio.