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Inter, Marotta-Conte e la ricetta per vincere. E quando il tecnico interviene in allenamento…

A Lugano l'allenatore nerazzurro lavora molto sulla testa dei giocatori

Gianni Pampinella

Nessuna pausa, a Lugano i giocatori dell'Inter lavorano senza sosta. Non solo sul piano fisico, Antonio Conte e il suo staff lavorano soprattutto sulla testa dei giocatori. "Paradossalmente quest’ultima opera rischia di essere la più importante per la costruzione di un’Inter che sia in grado di tornare a vincere. Perché dal 2011, l’anno in cui è stato alzato l’ultimo trofeo, è mancata più la mentalità vincente che i buoni giocatori. Un problema che Marotta e Conte hanno ben chiaro fin dall’inizio del loro matrimonio nerazzurro: ecco perché hanno deciso di toccare in modo deciso certi tasti. In campo, ma soprattutto fuori", si legge sul Corriere dello Sport

MAROTTA - "Marotta ha parlato alla squadra all’inizio dell’avventura. Niente discorsi fiume, ma pochi concetti nel pieno rispetto del suo stile coinciso e diretto: ha sottolineando la necessità di alzare l’asticella e di riportare in alto una società gloriosa guidata da proprietà ambiziosa come Suning. Ha assicurato il supporto della dirigenza e chiesto il massimo impegno e la massima dedizione alla causa. Parole che sono state ascoltate con attenzione anche perché pronunciate da quello che, numeri alla mano, è uno dei dirigenti italiani più vincenti degli ultimi 30 anni. Marotta ha voluto imprimere il suo marchio nell’Inter e, dopo i primi mesi complicati nei quali suo malgrado si è trovato a gestire i casi Icardi e Nainggolan, sente che la direzione del vento è finalmente cambiata". 

GLI INTERVENTI DI CONTE - "E poi c’è il tecnico che finora non ha quasi mai alzato i toni semplicemente perché non ne ha avuto bisogno: con il suo carisma e la sua leadership ha conquistato lo spogliatoio e tutti fin dal primo giorno stanno seguendo i suoi input alla lettera. Qual è il suo segreto? La mentalità vincente che gli viene riconosciuta da un gruppo composto, numeri alla mano, da elementi a secco (o quasi) di trofei. Conte no: lui ha vinto sia alla Juve sia al Chelsea, ma ha centrato gli obiettivi anche al Bari, al Siena, in Nazionale e pure in una carriera da calciatore costellata da tantissime gioie. Antonio ha il dna del vincente e i calciatori lo avvertono: non ha bisogno di parlare molto, ma quando lo fa… si sente. Prendete gli allenamenti: Conte fa condurre spesso le esercitazioni con il pallone a Stellini, Vanoli e al fratello Gianluca, ma quando interviene lui per correggere i movimenti o per chiedere qualcosa, in campo non vola una mosca, l’attenzione del gruppo schizza verso l’alto e l’intensità “decolla”".

(Corriere dello Sport) 

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