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Keita: “Interista da bambino, l’Inter mi riscatti: farebbe un affare. E come Zhang…”

L'esterno nerazzurro ha parlato a Tuttosport

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Keita Balde ai microfoni di Tuttosport: l'esterno nerazzurro ha parlato anche del suo futuro.

Come ha trovato l’Inter? E’ come se l’aspettava?

«Mi immaginavo fosse una grande società e così l’ho trovata. Per altro fin da quando ero piccolino seguivo spesso le partite delle due milanesi: a mio papà piaceva il Milan degli olandesi e da quel momento si era affezionato, invece io seguivo di più l’Inter perché guardavo Adriano, Martins e Ibrahimovic. Alla play station prendevo sempre i nerazzurri e poi è pure arrivato il mio idolo Eto’o».

Fra l’altro lei e l’Inter vi siete sfiorate tante volte negli anni scorsi...

«E’ vero, si è parlato di me due o tre volte, ma secondo me il trasferimento è arrivato al momento giusto».

In estate l’Inter sembrava vicina a prendere Vidal, poi Spalletti ha preferito avere un esterno: la vive come una responsabilità in più?

«Non la vivo così. Sono fiero di essere qua e che il mister mi abbia scelto».

Il tecnico ha dimostrato nei fatti di puntare su di lei: dall’inizio o a gara in corso l’ha quasi sempre schierata.

«Il mister ha le idee chiare e sa quello che fa».

Che Keita abbiamo visto finora all’Inter?

«Il meglio lo dovete ancora vedere. Diciamo che sono al 60-70%».

Nei talent arriva un momento in cui i concorrenti fanno un appello agli spettatori per votarli. Lei è arrivato in prestito con diritto di riscatto: cosa direbbe all’Inter per convincere i dirigenti a spendere 34 milioni per acquistarla dal Monaco?

«L’Inter mi deve riscattare perché farebbe un affare. Ho entusiasmo come il nostro presidente e voglio aiutare la squadra a crescere».

Il fatto che Marotta, che la voleva pure alla Juve, sia diventato il nuovo ad dell’Inter può essere un aiuto per il suo riscatto?

«Non so se può essere un alleato per la mia situazione, ma di sicuro sarà un aiuto non solo per me, ma per tutta l’Inter perché è un grandissimo professionista».

Senta, ma perché lei che è nato in Spagna non ha il doppio passaporto, ma solo quello senegalese?

«Dovevo prenderlo quando arrivai alla Lazio, poi ci furono dei contrattempi e fui tesserato da extracomunitario. Però nel 2019 arriverà il passaporto spagnolo, manca poco. Anche perché tutti i miei fratelli, tre maschi e una femmina, hanno la doppia cittadinanza».

Ci sono tante leggende sul suo addio al Barcellona, come uno scherzo fatto a un compagno durante un torneo in Qatar. 

 «Quello fu uno scherzo, niente di più. Però quanto accadde dopo fu la classica goccia che fece traboccare il vaso, ma non ci voglio tornare sopra». 

Com’era Icardi a Barcellona? 

«Vivevamo insieme nel convitto della Masia. Io ero al Barcellona da quando avevo 9 anni, poi mi trasferii lì ai 15 e incontrai Mauro che era già arrivato da qualche tempo. Direi che Icardi era più o meno lo stesso di oggi, particolare, fatto tutto a modo suo. L’iguana in camera? Lasciamo perdere, meglio non entrare in alcuni argomenti».

Barcellona, Roma, Montecarlo, Milano: quale città sceglie?  

«Tutte hanno cose buone, a Roma c’è grande storia e un bel clima, a Milano nei giorni scorsi ci siamo allenati con i pinguini... Però se devo scegliere, mi tengo Milano».

Monaco?

«Avevo percepito che qualcosa non andasse già dopo il Mondiale: hanno un bel gruppo, giovani interessanti, ma il loro primo obiettivo è vendere. Però auguro il meglio al club».

 

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