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Santon: “Futuro? A giugno decideremo. A Bologna concentrati. Andai via perché…”

Simona Castellano

Il difensore nerazzurro ha affrontato vari temi, dal prossimo match con il Bologna al suo futuro.

Il protagonista della puntata odierna di 'Caffè Doppio', format di Inter Channel, è Davide Santon. Il difensore si è raccontato al canale tematico nerazzurro.

Queste le sue parole:

-'Bambino' rimarrà a vita? 

Bel nickname avuto dal mio esordio, quando ero... un ragazzino. Adesso sono un po' cresciuto. In Primavera ho giocato poco, non ho giocato neanche mai il Viareggio, sono stato convocato a Brunico con la prima squadra. Ho giocato con Giovanissimi, Allievi Nazionali. Ero ala destra, segnavo 15/20 gol a stagione.

-I belli in squadra erano altri? 

Sono sempre piaciuto a dire il vero (sorride, ndr). Sono sempre stato una persona seria, quando mi sono trasferito a Milano avevo 14 anni, ero piccolo. Negli anni poi ho fatto diverse esperienze. In prima squadra il mondo si apre. Quando sei giovane appena esploso il dubbio ti viene, perché magari hai 20/30 corteggiatrici. Bisogna stare con i piedi per terra anche in quelle circostanze.

-Strilli di José?

Tante volte diceva 'Non andare con Mario'. E io dicevo 'Mister siamo amici'. Siamo stati tanto amici, in un periodo stavamo sempre insieme, andavamo insieme in macchina, io non avevo la patente, lui sì.

-Esperienza a Milano?

A 10 anni il primo provino per l'Inter, giornata indimenticabile. Poi ho giocato per quattro anni in una squadra del mio paese, poi a 14 anni sono arrivato qui. È stata dura all’inizio, abitavo in un paesino di 3mila persone. Non conoscevo le persone, la vita è cambiata totalmente, ero in collegio, pensavo a scuola-allenamenti, allenamenti-scuola, giornate libere poche. La crescita cambia rispetto ai coetanei. Comunque è un’esperienza che fa crescere, a casa si è abituati ad essere coccolati. I miei genitori, comunque, non mancavano mai. Mi facevano sentire sempre la loro presenza. Io comunque sono sempre stato abituato a pensare più al calcio. In ogni caso mi sono diplomato con 62. Quell'anno c'eravamo io, Balotelli, Obi, Destro. Obi ha preso 67, Balotelli e Destro 60. La soddisfazione di avere due punti in più.

-Prime esperienze in prima squadra? 

Ho fatto il ritiro a Brunico. C'è stato un periodo di quattro/cinque mesi in cui venivo convocato e poi venivo mandato in tribuna. Ero molto giovane. Ero fisso in prima squadra, poi di domenica ero fuori. Arriva il periodo di gennaio, con il mercato, qualche offerta è arrivata per me. Io ero al punto di dire che c'era poco spazio per me ed un po' di esperienza in giro mi avrebbe fatto bene, soprattutto per crescere. Poi è arrivata la partita di Bergamo in cui l'Inter ha perso 3-1. Mi ricordo quella partita, perché la settimana prima ero andato a giocare con la Primavera. E il mister mi mise terzino sinistro, non l'avevo mai fatto. Poi pensai che l'importante era giocare, le posizioni nuove si imparano sempre. La settimana dopo, in Tim Cup con la Roma il mister mi schierò titolare. Da quella partita sono stato titolare in campionato e in Champions agli ottavi con il Manchester. Quella stagione ho giocato fino alla fine ed ho vinto il primo scudetto con la prima squadra. Anche se l'anno dopo abbiamo vinto il Triplete, quell'anno per me è stato indimenticabile. Sono stato convocato dalla Nazionale Under21, poi sono stato convocato da Lippi in Nazionale maggiore. Nell'anno del Triplete ho giocato le prime partite, poi ci alternavamo io e Chivu, sono stato anche operato al ginocchio, ma mi sono sempre sentito parte di un gruppo, ho giocato ai gironi di Champions con il Barcellona. Sono arrivati tre titoli importantissimi. Il mondiale per club è stato la ciliegia sulla torta, sono entrato in finale.

-A 20 anni avevi vinto già tanto...

Tutto subito, ma meglio così, non si sa mai cosa succede. Se si deve vincere meglio farlo subito. Il mio sogno in futuro è provare ad entrare ancora in Champions, giocando e facendo parte di un gruppo da protagonista. Mi sento vincitore della Champions, ma non da protagonista. Questo è il desiderio che rimane.

-Perché non è andata con l'Inter? Cosa è successo? 

Ho avuto un periodo di fiducia massima, sono partito come 'il nuovo Facchetti', 'il nuovo Maldini'. Poi è arrivato un periodo in cui ci sono state troppe pressioni, ci si aspettava sempre di più. Ero molto giovane, ho iniziato ad avere prestazioni non di livello, la fiducia è andata sempre più giù e quando giochi senza fiducia non va bene. Parte tutto dalla testa. Quando la testa non c'è o non hai fiducia nei tuoi mezzi difficilmente fai ottime prestazioni. Ho perso un po' di spensieratezza che avevo all'inizio. L'Inter vinceva tutti gli anni, la gente pretendeva. Ho commesso tanti errori sicuramente. Tutti ora mi vedono come terzino sinistro, io ho iniziato  giocare da terzino sinistro a 18 anni, quindi ho ricevuto tante critiche per il mio modo di giocare. Io ho giocato sempre da esterno alto o punta centrale. Se mi ha spostato Mourinho, comunque, vuol dire che ci aveva visto bene.

-Tappa in Inghilterra?

Mi sono trasferito in Inghilterra con mio cugino. Stavo bene, iniziavo a parlare in inglese, ho acquisito fiducia. All’università ascoltavo lezioni, ho trovato anche una persona che mi aiutava perché conosceva entrambe le lingue. Ho imparato abbastanza velocemente comunque. Ho conosciuto questa ragazza che mi ha cambiato la vita, mi sono innamorato, lei anche e abbiamo deciso di mettere su famiglia insieme, lo volevamo e adesso stiamo insieme da cinque anni e mezzo, nostra figlia ha tre anni e mezzo. La mia famiglia non parla inglese, all’inizio è stato difficile. Ora la mia compagna conosce un po’ l’italiano.

-Com'è la Premier League? 

Bellissima. All'inizio è difficile ambientarsi, piove sempre. Poi ci si abitua e arriva un punto in cui non vuoi più andartene, sono stato molto bene, ho giocato tanto, abbiamo raggiunto obiettivi importanti, siamo stati vicini alla Champions, abbiamo lottato in Europa League. Negli anni successivi ci siamo erme salvati anche s non è sempre andata come volevamo. Shearer era l'uomo simbolo, anche se quando sono arrivato forse lavorava per Sky, non giocava già più.

-Cantanti famosi interisti? 

Ligabue, Ruggeri, Celentano, Vasco, Pezzali.

-Personaggi famosi di Newcastle?

Sting? Non lo conosco (ride, ndr). Io ascolto Chris Brown, Drake. In Inghilterra tanta gente ascolta questo tipo di musica. Mr. Bean anche? Sì, lo conosco.

-Tuo padre grande bomber?

Ha sempre giocato tra prima e seconda categoria. Ha sempre segnato tanti gol. Mi ha sempre supportato tantissimo, è sempre stato il mio punto di riferimento. E’ sempre stato onesto con me, mi ha sempre detto in cosa dovevo migliorare, lui di calcio ne capisce. È molto appassionato ma obiettivo.

-Tatuaggi? 

Ne ho circa 9/10.

-Libri? 

È bello, ma non ho letto tanto ultimamente. Berni, il mio compagno di stanza, invece legge molto. Leggo e guardo film sia in italiano che in inglese.

-Partita con il Bologna? 

Dobbiamo andare lì sapendo di essere l'Inter, delle loro tre/quatro sconfitte non ce ne deve fregare, il nostro obiettivo è uno, non dobbiamo sbagliare. Dobbiamo giocare concentrati, sapendo che sarà una partita difficile. Abbiamo grande qualità in squadra, dobbiamo andare lì per vincere la partita.

-Pioli vi ritiene tutti importanti. Cosa bisogna fare per restare qui?

Sto giocando un po' meno, la mia voglia di giocare è tanta, ma la squadra vene prima di tutto, la squadra sta facendo bene, il mister fa le sue valutazioni, sono molto contento, il supporto che dia alla squadra da fuori è molto importante. Quelli fuori sono quelli che devono dare la carica a quelli che giocano dicendo di dare di più e di essere sempre sul pezzo. La voglia di giocare è tanta, sono giocane, ho 26 anni. L'importante è raggiungere l'obiettivo quest'anno, a giugno vedremo cosa si deciderà di fare, spero arriverà la mia possibilità, ma è il mister che decide, io farò di tutto per far parte di un gruppo importante. Si vince come squadra, non come singoli.