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Stankovic: “Conte ha trasformato l’Inter. Io allenatore? Mourinho non ci credeva…”

Andrea Della Sala

L'ex centrocampista di Inter e Lazio ha parlato della grande sfida di domenica sera all'Olimpico e del grande lavoro dei due tecnici

Intervistato da Sky Sport, Dejan Stankovic ha parlato della sfida scudetto tra Lazio e Inter. L'ex centrocampista di entrambe le squadre ha parlato del grande lavoro dei due tecnici Conte e Inzaghi:

LAZIO-INTER -"Non mi sorprende che Lazio-Inter sia sfida scudetto. Mettiamo da parte la Juve che negli ultimi anni si è dimostrata la squadra da battere, ma prendere due allenatori che lavorano, e il loro lavoro si vede, è un esempio per tutti. Sono molto contento per Simone Inzaghi, è una grandissima sorpresa, se la Lazio riesce a stare fresca fino alla fine allora lotta per lo scudetto assieme all'Inter. Con Conte l'Inter si è trasformata, ha portato tantissimi punti in più. È uno che non molla un centimetro, va con le sue idee. Se ti va bene ok, altrimenti sei fuori. Sono allenatori che si dedicano 24 ore ai minimi particolari. Servono tante cose per vincere lo scudetto, non solo giocare bene, ma anche intorno si deve completare il mosaico. Milinkovic ha trovato la stabilità e la continuità, lui in una squadra ancora più forte renderebbe ancora di più. Ora non so se in Italia ci sarà una squadra più forte, ma intendo nelle top 5". 

STELLA ROSSA-"Stella Rossa? Cerchio che si chiude e ricomincia. Non si può pianificare, bisogna vedere dove ti porta il tuo lavoro. Se sei capace e bravo e lavori tanto avrai le opportunità. Il tunnel è sotto la curva nord e quando metti la mano si sente tutto. È un luogo mitico, io ho bellissimi ricordi. In questo tunnel stretto si è vicini e qualche parola vola. Non si sa mai, la partita, la tensione, i secondi che ti dividono prima della bolgia. Stella Rossa è casa mia, sono partito qui 22 anni fa, Roma per la Lazio e poi l'Inter. Le opportunità capitano in un paio di giorni. L'allenatore Milojevic aveva dato tantissimo per la Stella Rossa, ha fatto bene ed era finito il ciclo. Io ho giocato a calcio, ho lavorato con grandissimi mister, qualcosa so, non faccio il professore, sono un lavoratore, mi piace stare in campo. In questo lavoro l'approccio è tutto".

ALLENATORI - "Il mio primo allenatore alla Lazio è stato Eriksson e non potevo avere di meglio. Da Mancini ho preso tantissimo come giocatore, giocare veloce, avanti, non abbassare la testa, giocare bene col Mancio. Zaccheroni mi ha lasciato libertà e mi ha cambiato ruolo. Quando è arrivato José sono cresciuto come uomo, ma tanto. Mi ha tirato fuori un 20-30% che non pensavo di avere. Prendo un mix. Mourinho mi ha detto dove vai scherzando. Poi mi ha fatto gli auguri, per un allenatore vedere che il giocatore allena è una sorta di eredità, capiscono di averci lasciato qualcosa. Ho smesso di pensare da giocatore, anche se mi aiuta. Sogno? Mi considero un ragazzo fortunato, ho preso la Stella Rossa come prima squadra, una grande scommessa. Io penso che ce la farò, sono sicuro. Il sogno è tornare in Italia. Conosco bene quel mondo, quando finirò la mia missione il pensiero è l'Italia". 

MIHAJLOVIC - "Gli anni più belli quando hai 14-15 anni... io ho avuto fame, ma fame vera. Volevo sfondare e diventare un giocatore per aiutare i miei. Il mio primo stipendio a 16 anni e mezzo era come quelli di mio padre e mia madre insieme. Lì abbiamo cambiato. Sinisa? Mio fratello, anche papà. È una figura importantissima, non solo per il calcio. A Roma ha allargato le spalle e mi ha portato sulla schiena, mi ha protetto. Era il mio modello, sono contento di aver appreso da lui. La nostra telefonata dopo la malattia, alla fine lui consolava me. Io sono andato giù subito, se qualcuno poteva insegnarci come non mollare questo era lui. Se potevamo scegliere uno che poteva superare questa cosa, quello era Sinisa. Lo ringrazio tanto".