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Toldo: “Inter, anche momenti neri ma non per colpa nostra. Tutto ripagato dalle vittorie”

L'ex portiere nerazzurro ha parlato in una diretta Instagram con La Gazzetta dello Sport

Eva A. Provenzano

-Gol tuo o di Vieri con la Juve? 

Vieri non l'ha toccata, l'ha sfiorata. A me del gol non interessava. Avevo detto a Cuper che se a fine partita fossimo stati in svantaggio sarei salito in attacco. Gli chiesi di non fermarmi. Non era fallo su Gigi, c'era Collina. E' stato divertentissimo, al 93esimo gol alla Juve, è stato divertente. All'Inter è stata un'esperienza tosta, i capelli bianchi mi sono venuti anche per i momenti neri che non dipendevano da noi, ahime. Ma andiamo avanti e pensiamo alle cose belle. La fatica che abbiamo fatto è stata ripagata. 

-Che ricordo hai di Cuper? 

Era un uomo duro, non aveva la prerogativa della tattica, non faceva giocare benissimo ma aveva la nostra stima. Diceva le cose in faccia. Aveva la caratteristica di battere la mano sul cuore prima di entrare. Ha preso gli anni difficili, avremmo meritato qualche scudetto in più. 

-Una partita che vorresti rigiocare?

Non ce l'ho ancora presente. Ma vorrei fermarmi a tre minuti prima rispetto alla finale dell'Europeo. 

-I giocatori più forti visti nella tua carriera? 

A me ha fatto impressione Batistuta. Era un trascinatore. Si è trascinato la Fiorentina sulle spalle per anni. Aveva una forza caratteriale che spostava gli equilibri. Poi Ibra, abbiamo condiviso tante gare, un grande talento, gli mancava lo zampino finale per decidere le partite. Eto'o è stata poi la fortuna dell'Inter. Ma ci devi infilare Milito e poi anche dei difensori. Noi legavamo molto con i giocatori della retroguardia. Figo? Un giocatore molto intelligente. Cordoba-Materazzi e poi altri difensori. Il segreto è che ti trattenevi per anni nella stessa squadra e avevi modo di conoscere bene le persone. 

-Chi ti assomiglia di più oggi? 

Guardo poco le gare. Handanovic un po' mi assomiglia. Meret ha grandi capacità e in Donnarumma vedo la mia stazza. Poi ognuno è diverso. 

-La maglietta che custodisci più gelosamente tra quelle scambiate...

Io davo le magliette a papà per darle ai bambini, ma alcune me le teneva e ho un borsone di maglie piene. Quanti ricordi belli che avevo. Avevo quella di Adriano, di Ronaldo una arancione. Con Ronie ho giocato un anno e tante volte contro. Era il giocatore più forte perché la sua velocità, tecnica e intelligenza ne facevano un giocatore importante, mi dispiace per quel brutto infortunio. 

-Vieri? 

Simpaticissimo. Abbiamo riso tanto insieme. Si scherzava con lui tanto. Facevamo parte della stessa generazione e ci sentiamo ancora. Nel calcio i risultati ci sono quando si è amici. Riva diceva la stessa cosa dei suoi anni. 

-Potevi giocare nel Barcellona ma hai scelto l'Inter?

In genere i disegni li fanno la società a prescindere da procuratori e giocatori. All'epoca la Fiorentina stava fallendo, ho scoperto che stavo per andare a giocare nel Parma, ma telefonai alla società viola e dissi che volevo, con tutto il rispetto un grande club. Il destino ha voluto che andassi all'Inter e vincere dopo tanti anni è stato bellissimo, un'emozione ancora viva. 

-La parata alla quale sei più affezionato? 

In un Arsenal-Fiorentina, su Kanu. E abbiamo vinto 1-0 a Wembley. Saranno passati gli anni ma alla mia epoca si facevano grandi parate. 

-Un giudizio sui portieri italiani e su Handanovic? 

Su Handa possiamo dire ogni bene. E' da tanti anni che tiene in piedi l'Inter con fermezza, lucidità e decisione, è un ragazzo da premiare. Poi avanti con i giovani italiani che rappresentano il futuro. Diamogli forza, la meritano. 

-Mai stato vicino al Milan? 

Dai 16 ai 18 ero di proprietà del Milan, poi sono arrivato alla Fiorentina e la mia carriera è iniziato lì. C'era Sebastiano Rossi e non avevo voglia di tornarci, sono rimasto alla viola. 

-Di cosa ti stai occupando oggi? 

Faccio il papà, sto alle cose mie e il tempo me lo tengo stretto. Mi ero dedicato agli altri e mi dedico del tempo ora. Cerco di fare il bravo papà. Tra qualche anno? Non mi vedo allenatore. Anche se per alcuni anni ho allenato i portieri delle giovanili come mi aveva chiesto il mio amico Di Biagio. 

-Gli allenatori che hanno rappresentato qualcosa di importante? 

Caporello mi portò dall'oratorio di Padova a Belluno. Allena i portieri del Vicenza a 74 anni. Se passi lui diventi un portiere. E' un carro armato. Poi c'è Mourinho. Il calcio è finito nel 2010 ma il rapporto con lui c'è ancora, di amicizia, puoi parlare con lui di tutto ed è al di sopra di tanti allenatori. Tatticamente Sacchi era avanti nel tempo, è stato un pioniere. Poi il Trap che ha fatto grandi cose. 

-Come ti piacerebbe essere ricordato nella storia dei portieri italiani? 

Io ringrazio i tifosi che ricordano le parate, ma mi piace essere ricordato come un ragazzo che ha avuto la fortuna di giocare e di essersi meritato le vittorie con il sacrificio. Io sono sempre stato indietro e non mi piace essere ricordato per altro se non per la mia normalità. C'è anche bisogno di quello nel calcio. 

(Fonte: La Gazzetta dello Sport)

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