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Felipe Melo: “Troppa confusione con Thohir, Suning progetto serio. L’Inter fu un sogno”

Fabio Alampi

Il centrocampista brasiliano racconta la sua esperienza in nerazzurro e dice la sua sul big match di sabato sera

«Non potrei mai parlar male della Juve, ma l'Inter è un'altra cosa...». Da San Paolo, Felipe Melo si schiera nettamente in vista del derby d'Italia: «Ma nessun pronostico. È un match da tripla, può succedere di tutto». A Torino 78 presenze e 4 reti in 2 stagioni, a Milano 38 gettoni e il gol all'Hellas in un anno e mezzo: «Prima stagione positiva, indimenticabile il derby vinto. Poi l'addio di Mancini fu pesante, con lui saremmo stati da Champions. Ma che confusione...». Thohir, frecciata.

Sabato che Inter si aspetta?

«Arriva alla grande. Se uscisse indenne avrebbe tutto per puntare con decisione al titolo».

Chi può risolverla?

«Perisic e Icardi da una parte, Dybala e Higuain dall'altra. Ma attenzione ai colpi di Pjanic».

Oggi Icardi è un vero capitano?

«Mi sta piacendo in tutto. Ha riconquistato il pubblico, è un vero interista. Sempre decisivo. E le parole sul Real sono bellissime. Merita la fascia».

Spalletti è il valore aggiunto?

«Che personalità! Mi piace».

All'Inter 15 mesi: un bilancio.

«Positivo. Partimmo alla grandissima, eravamo primi. Poi un po' di difficoltà, ma quel quarto posto fu un buon risultato».

A Milano troppo tardi?

«No, fu un sogno. Potevo restare al Gala e mi voleva l'Arsenal, ma io desideravo solo l'Inter».

Ma quel rosso contro la Lazio...  

«Dai... Non incide una sola partita! Sarebbe assurdo pensare che i problemi nacquero da lì».

De Boer non all’altezza?

«Non si può scegliere un tecnico che non parla la lingua. Il 2° anno partì male per questo».

In Champions con Mancini?

«Sicuro. Un grande, interista vero. L'addio fu un bel colpo».

Colpa di Thohir?

«Non c'era mai. Una volta con l'Inter, un'altra con il D.C. United. Troppa confusione... Zero colpe per Mancini e Ausilio».

Oggi la situazione è diversa.

«Progetto serio con Suning. Poi c’è Zanetti: guida e leggenda».

Caos anche nella sua Juventus?  

«Tanti tecnici, poca chiarezza. Non sapevamo con chi parlare. Poi arrivò Marotta, un grande: ‘Comando io’. Ecco i risultati».

Ora in campionato c’è bagarre.

«Grande lotta. Premier a parte, il campionato più bello del mondo, l'Italia rimane il top».

La favorita per lo scudetto?

«Tante. Mentre all’estero è diverso, solo 1-2 sono da titolo. E nonostante il k.o. della Nazionale, la strada è quella giusta».

Con la Svezia, però, che botta...

«Clamoroso. Spiace, soprattutto per gli amici Eder e Buffon».

Chi vince in Russia?

«Voglio vedere il Brasile: un conto sono le qualificazioni, un altro giocare con la Germania. Dipenderà molto da Neymar».

Prandelli affermò: «Melo è uno dei centrocampisti più forti in assoluto»: troppe etichette?

«Un grande, lo ringrazio. Ma anche Maradona e Mou parlarono bene di me. Non mi interessa ciò che dicono i media: se non fossi stato al top non avrei mai indossato certe maglie».

In campo ancora per quanto?

«Per 5-6 anni. Sto benissimo e voglio vincere col Palmeiras».

Cosa farà da grande?

«Prima pensavo alla Mls, ma qui sono un idolo. Poi non escludo di fare l’allenatore».

(La Gazzetta dello Sport)