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Inter, Maicon: “Triplete, emozione grandissima. Moratti unico. Dopo il rosso a Motta…”

Le parole dell'ex terzino nerazzurro

Marco Astori

Giornata speciale oggi per i tifosi dell'Inter, a dieci anni dalla conquista del Triplete. Sky Sport, per l'occasione, ha intervistato uno dei pilastri di quella squadra: Maicon.

IL RICORDO - La cosa più bella sicuramente è stata la vittoria della Champions League. E' stato un titolo importante, non solo per i giocatori: anche per la società e principalmente per il presidente. Lo voleva tanto e ha fatto il suo lavoro, cosa importantissima: alla fine poi abbiamo raggiunto questo traguardo. Rimpianti non ce ne sono, quello che volevo realizzare l'ho fatto e sono contento della mia carriera.

IL PRIMO CONTATTO - E' stato tra il direttore Oriali e il mio procuratore: questo mi ha chiamato chiedendomi se volessi andare all'Inter, poi ha fatto Oriali. E' stato bello: dalla prima chiamata sapevo che mi volessero davvero. Era solo firmare e venire qua, era il mio obiettivo: era il momento di diventare un calciatore vero. Sono contento di aver indossato questa maglia: ringrazio tutti, sono contento.

MORATTI - E' unico. Coccola i suoi ragazzi e dice le cose in faccia, importantissimo: per me sarà l'unico presidente che l'Inter avrà.

L'INTER DEL TRIPLETE - Aveva tanti leader, ma l'importante era che, quando si andava in campo, uno lottava per l'altro. Non bisogna essere per forza amici, ma bisogna correre uno per l'altro: era la nostra forza.

IL GOL CONTRO LA JUVE - E' stato il più bello della mia carriera: era un momento importante del campionato e segnare a Buffon non è da tutti. Sono contento, non è semplice: è stato un grandissimo gol. Le cose devono succedere perfette: ci sono stati tanti dettagli, non ci ho pensato. Sono stato fortunato che è andato tutto bene.

IL MOMENTO PIU' IMPORTANTE DELLA CHAMPIONS - Per me è stato Kiev, contro la Dinamo. Era il cambiamento della stagione: con una sconfitta saremmo usciti. Poi c'era tempo brutto ed eravamo stanchi, era la fine dell'anno. Poi vincere contro il Chelsea due volte ha dato una grandissima carica per arrivare in fondo. Il Barcellona? Se vuoi vincere, devi ammazzarli subito: con una giocata potevano cambiare la partita. La voglia di andare in finale era tanta.

IL BARCELLONA - Messi è il più forte di tutti. Mi ricordo quando Thiago Motta è stato espulso: ho parlato con Lucio, Samuel, Chivu e Zanetti dicendo che dovevamo dimostrare il nostro lavoro difensivo. E così è stato, abbiamo difeso bene: Eto'o faceva il terzino sinistro, Pandev destro. E' andata bene, sofferenza fino alla fine: gol di Piquè, poi gol annullato. Una vera semifinale.

LA FINALE - Per la gente era facile: eliminato il Barcellona, la vinci. Per i giocatori è diverso: sapevamo la forza del Bayern, anche loro potevano fare il Triplete. Abbiamo affrontato la partita al meglio, è stata perfetta: abbiamo concesso quasi niente, solo la parata di Julio Cesar su Muller. Milito viveva un momento magico e ha fatto la differenza. L'emozione è stata grandissima: momento importante per me, la società e i compagni. L'abbiamo meritato, abbiamo fatto una grandissima competizione. Vincere il Triplete non è facile, sono bei ricordi: resterai nella storia per sempre. Quando vado in giro per Milano la gente si ricorda di quei momenti, sono speciali.

I TIFOSI - Bellissimo, 60mila persone alle sei a San Siro: non è una cosa normale. E' stato un regalo per tutti: ognuno ha lavorato al meglio per entrare nella storia della società. Ringrazio tutti quelli che mi vogliono bene per questo sogno, i miei familiari: sono sempre stati vicini a me, hanno fatto tanto per me.

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