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Melo: “EL è nostra realtà, almeno torniamo in Europa. Voglio restare, sono felice”

Felipe Melo si racconta a GloboEsporte, chiarendo anche le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi a Sky Sport

Fabrizio Longo

In uno speciale dedicatogli su Sky Sport, Felipe Melo aveva dichiarato che se non avesse fatto il calciatore sarebbe diventato un assassino. Il brasiliano ha chiarito queste dichiarazioni, e ha parlato un po' dell'Inter, ai microfono di GloboEsporte.

Assassino o calciatore? - Non provengo da una famiglia di assassini e criminali. Intendevo dire che per chi viene dai bassifondi come me è più facile prendere brutte strade. Sono stato frainteso. Sono nato a Volta Redonda, poi ho vissuto a Rio in zone non belle. Io non ho amici criminali e non ho perso nessun amico per via della criminalità, ma da bambino conoscevo persone che, prendendo la strada sbagliata, hanno perso la vita. Io ho deciso di diventare un calciatore. Era il mio sogno, mio padre mi ha aiutato.

Cattiva reputazione - Io sono un calciatore normale, ma ogni volta che sono io a fare un fallo è come se avessi sparato a qualcuno. Tutto ciò che faccio viene ingigantito. Ho giocato in grandi squadre, col Brasile ho partecipato anche ai mondiali. Non mi importa più di ciò che dicono, ringrazio Dio per la carriera e la famiglia che mi ha dato. Oggi tutti cercano di buttarti giù piuttosto che darti una mano. Ho 4 fantastici figli, dei genitori fantastici e una moglie bellissima, sono in un grandissimo club e sogno di tornare in Nazionale.

L'arrivo all'Inter - Non ho fatto il precampionato perchè volevo lasciare il Galatasaray. All'Inter ho iniziato bene, poi ho avuto un calo fisico e psicologico. Il calcio italiano è molto diverso da quello turco, a livello tattico il più difficile del mondo. Nelle ultime partite ho giocato, e sono felice di sentirmi parte del progetto.

Inter, stagione storta - Siamo una squadra in costruzione, la nostra realtà è l'Europa League. La Roma è distante da noi e può arrivare anche seconda, noi abbiamo iniziato bene e speravamo in un posto in Champions League, ma dobbiamo essere soddisfatti di tornare a giocare una competizione europea.

Convocazione Brasile - Si, è vero. Dunga è venuto qui con Gilmar, ha parlato con me e Miranda, ma è stata una conversazione informale. Il mio obiettivo comunque è quello di tornare in Nazionale.

Scambio con Alex Teixeira - Io non ne so nulla. Ho tre anni di contratto e voglio restare qui. Qui sono felice e con la maglia dell'Inter voglio riconquistare la Nazionale.

Forza Flamengo - Io sono flamenguista dichiarato, ma quando si perde così col Vasco, una squadra di seconda divisione, non c'è da essere felici. Wallace è un difensore "pazzo", ha voglia di vincere, glielo leggo negli occhi, ma quando le cose vanno male va tutto storto. Il Flamengo dovrebbe giocare sempre per diventare campione, non per retrocedere.

La famiglia - Mi sono sposato a 17 anni e ho avuto il primo figlio da giovane. Mi sono trasferito a Porto Alegre per giocare col Gremio e ho incontrato la mia attuale moglie (Roberta), con cui ho costruito una famiglia solida. Giocare a calcio non è facile, ci vogliono passione ed emozione. Avere una donna accanto è importante anche per questo. Non è giusto dire che "dietro" ad ogni grande uomo c'è una grande donna. E' giusto dire che "accanto" ad ogni grande uomo c'è una grande donna".