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Nainggolan: “Inter, Conte fu chiaro con me. Ho bevuto anche 20 drink. La notte più folle…”

Gianni Pampinella

In una lunga intervista al Corriere della Sera, il centrocampista della Spal si racconta

In una lunga intervista al Corriere della Sera, Radja Nainggolan si racconta tra eccessi fuori dal campo e una vita da atleta non sempre esemplare. "Sono un calciatore e prima ancora un uomo che ha scelto di essere felice. Ho nella testa e nell’anima le sofferenze che ho vissuto da ragazzo. Eravamo poveri, mia madre faceva le pulizie e mille lavori extra per sostenerci. Mio padre ci ha lasciati che ero giovanissimo. Mi sono sacrificato per diventare un calciatore, guadagnare e far vivere bene i miei cari che come me e con me hanno sofferto".

Che è un po’ il suo stile di vita. Dopo una «notte brava» come fa ad andare in campo e rendere al massimo?

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«La natura mi ha fatto un dono: ho un fisico che non ha mai risentito delle cavolate che ho fatto. Certo a 20 anni esci tutte le sere, adesso magari di serate ne faccio due-tre, se mi va. Ma non rinuncio a vivere. Posso anche bere un po’ la sera, l’importante è poi andare in campo a tremila. Si racconta che creavo problemi negli spogliatoi, ma da Piacenza, al Cagliari, alla Roma e all’Inter ho avuto buoni rapporti con tutti. Ci sono compagni che sento ancora oggi».

Walter Sabatini l’ha definita scherzosamente un delinquente: dice che è stato capace di bere otto «shottini» tutti insieme.

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«L’ho chiamato e gli ho detto che otto sono pochi. Ne bevo anche venti. E che poi vado in campo lo stesso. Mi vuole bene, mi ha sempre consigliato di avere una vita più tranquilla. Pensa che avrei avuto una carriera migliore. Ma non sono d’accordo, in campo ho dato il massimo».

A Roma qualche bravata l’ha fatta.

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«Ovunque ho fatto cavolate. A Roma arrivavo in ritardo, ci sono stati video in cui di sera ero poco lucido e poi quel famoso Capodanno a casa mia... Lo ricorderò per tutta la vita. Forse è stata quella la notte più folle».

Che cosa successe?

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«Beh, i miei video ubriaco, che fumavo e dicevo parole fuori posto fecero il giro del mondo. Fui attaccato da tutti, la Roma andò su tutte le furie. E avevano ragione».

Icardi? Insieme avete condiviso l’esclusione dall’Inter.

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«Situazioni diverse. Conte con me fu chiaro, mi disse che non facevo parte del progetto. Apprezzai la sua sincerità anche se non mi fece piacere».

Tifa Inter o Roma?

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«Il mio cuore dice Roma».

Spalletti?

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«A Roma benissimo, all’Inter ho giocato poco ma comunque ho fatto 6 gol in 29 partite. Mi ha sempre detto le cose in faccia. L’ho sentito ultimamente, ci siamo presi in giro».

È arrivato a Ferrara dopo essere stato messo alla porta dall’Anversa in Belgio.

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«Ero contento di essere tornato nella città dove ci sono due delle mie figlie e dove sono cresciuto. Quando sono arrivato all’Anversa dicevano che ero un grande giocatore, alla fine mi hanno trattato come un pezzo di m..., un parassita. Non li perdono».

Ma aveva fumato in panchina, guidava con patente scaduta.

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«Sì ho sbagliato, si può ogni tanto? Agli umani succede. Non è che poi per un mese si deve parlare sempre del mio errore. Mi hanno impedito di entrare dalla porta principale, spostavano le mie cose nello spogliatoio. Mi dissero: dimostra che sei cambiato e mi sono comportato bene. Non hanno mantenuto la parola».

(Corriere della Sera)