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Soriano: “Samp tutto per me, mai rimpianto il Bayern. 2006, io in piazza…in Germania!”

Per molti è già un ‘promesso sposo’ all’Inter, lui che – nato in Germania da genitori italiani – è cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco prima di essere acquistato e lanciato alla ribalta dalla Sampdoria....

Dario Di Noi

Per molti è già un 'promesso sposo' all'Inter, lui che - nato in Germania da genitori italiani - è cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco prima di essere acquistato e lanciato alla ribalta dalla Sampdoria. Stiamo parlando di Roberto Soriano, centrocampista azzurro molto vicino all'Inter per la prossima estate. Nella sua carriera, ha vissuto alcune esperienze in Serie B, in prestito all'Empoli e poi con la stessa Sampdoria. Per questo, B Magazine lo ha intervistato, raccontando la sua storia.

Questo il testo integrale pubblicato dalla rivista.

Hai iniziato a giocare in Germania. Quali sono le peculiarità dei loro settori giovanili?

"Sanno abbinare i percorsi di formazione ai centri sportivi che quasi tutti i club, non solo i più grandi e famosi, hanno a disposizione. Quando mi sono trasferito a Monaco ed ero molto giovane, il Bayern mi ha fatto sentire subito "a casa", mi ha protetto. Avevamo tutto ciò che serviva per pensare solo al calcio. Regole e rigore, certamente, ma anche strutture, organizzazione, personale. Tutti divisi per categoria, in una scala di crescita che poi ha portato tanti ragazzi in prima squadra e in nazionale"

Su cosa puntano soprattutto i tedeschi?

"Sull'educazione allo sport, sulla mentalità, sull'attenzione in ogni aspetto, non solo quello tecnico e tattico"

Come stato il primo impatto con il calcio italiano quando ti ha acquistato la Samp?

"In tal senso devo fare una premessa. Io sono cresciuto in Germania, ho frequentato scuole e amici tedeschi, però mi sono sempre sentito italiano, in casa si parlava italiano, si mangiavano piatti italiani e si ascoltava musica italiana. Mi sono trovato benissimo nel calcio tedesco, ho avuto la possibilità di essere convocato nelle nazionali giovanili, quando posso torno in Germania dove vivono ancora i miei genitori e dove ho tantissimi amici, però ho sempre coltivato il sogno del calcio italiano, quindi quando è arrivata la chiamata della Samp, proprio negli ultimi giorni del mercato di gennaio del 2009, non ho avuto il minimo dubbio: ho detto subito sì. All'inizio non è stato facile, soprattutto come abitudini, come sistemi di gioco, però l'ambiente Samp ha la capacità di coinvolgere i ragazzi, di farli sentire in famiglia e importanti. Un clima ideale per crescere"

Prima di andare a Empoli sei stato aggregato un anno alla prima squadra, cosa hai imparato in quella stagione?

"Tantissimo perché dovevo confrontarmi con calciatori affermati. Per esempio c'era Cassano che usava il bastone e la carota, però ha sempre speso belle parole per me e mi ha dato grande fiducia"

A Empoli, in B da protagonista. Quanto è stata formativa questa esperienza?

"Molto formativa, per la prima volta uscivo realmente del settore giovanile, dovevo andare avanti con le mie gambe ed Empoli in tal senso è un ambiente ideale, senza pressioni, con una società snella e molto vicina alla squadra"

Come si rapporta un giovane in uno spogliatoio con calciatori che hanno giocato 200 partite da professionisti?

"Io mi sono sempre comportato con naturalezza, questo sono e questo voglio essere, ho sempre accettato la vita dello spogliatoio, anche quella ironia, da "camerata", però non ho mai avuto particolari problemi"

La minore pressione mediatica della B permette di maturare meglio?

"Penso di si, anche se credo che questa pressione sia diversa a seconda della piazza e, comunque, oggi il torneo della B ha un'ottima visibilità, quindi la pressione c'è e non è sbagliata: per maturare bisogna confrontarsi anche con i problemi"

Cosa ti ricordi di quei due campionati?

"La grande attenzione in tutte le gare. Ricordo i gol, in casa contro il Portogruaro e a Bergamo contro l'Atalanta. Ricordo alcuni compagni, con i quali sono rimasto in contatto anche dopo. Eravamo un bel gruppo, con tanti giovani. E poi ricordo la lunghezza del campionato: con la testa non puoi staccare mai"

Segui la serie B? Come la vedi? C'è qualche nuovo Soriano?

"Quando posso guardo le partite, anche se in verità non sono uno di quei calciatori che passa il suo tempo davanti alla tv. Non vivo di pane e calcio, nel tempo libero preferisco staccare la spina. Però la B è bella da seguire, c'è sempre grande equilibrio, la lotta in alto e in basso non finisce mai. Per quanto riguarda i calciatori, non credo di essere ancora un termine di paragone, devo farne ancora tanta di strada, però vedo che nell'Under 21 c'è un bel gruppo di giovani, penso a Sensi, Mandragora, Mazzitelli: in B c'è la possibilità per i giovani di mettersi in mostra e la maglia azzurra da una carica in più"

A centrocampo hai ricoperto parecchi ruoli. Quale senti più tuo?

"Credo che un centrocampista debba avere la capacità di adattarsi alle situazioni che gli allenatori propongono. Quindi non ho un ruolo preferito in assoluto, preferisco mantenere le mie caratteristiche, soprattutto quella degli inserimenti senza palla. Quest'anno ho già stabilito il record dei gol stagionali, eppure ho giocato interno, trequartista, davanti alla difesa..."

Quest'anno hai segnato moltissimo. Come sei migliorato in fase realizzativa?

"Non posso negare che nelle due stagioni con Mihajlovic sono cresciuto moltissimo, sotto tutti gli aspetti, anche quello di essere più cattivo e determinato in zona gol. E posso fare ancora meglio, devo essere meno buono e bello, servono anche i gol brutti. Questo me lo ripete sempre anche Montella, uno che con i gol ci sapeva fare"

Cosa è per te la Samp?

"È tanto, direi tutto nel percorso della mia carriera. Mi ha permesso di realizzare il sogno di giocare in Italia e, grazie alla Samp, ho avuto anche il piacere e l'onore d'indossare la maglia azzurra. Devo ringraziare tutti: società, allenatori, compagni. Senza di loro oggi non sarei qui a raccontarmi. La Samp non mi ha mai fatto ripensare alla scelta di lasciare il Bayern"

La Nazionale, un sogno coronato...

"Se penso che nel 2006 ero in piazza a festeggiare la vittoria dell'Italia sulla Germania ed ero in Germania, non in Italia... Un sogno coronato e da conquistare con il lavoro ogni giorno"

Nemmeno Euro 2016, per come stai giocando, è un sogno...

"È un traguardo: senza lavoro, sacrificio e dedizione non si raggiunge" 

(B Magazine)