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Zamorano: “Inter è sentimento. 1+8? Sono stato innovatore. UEFA? Se l’avessi sognato…”

Ivan Zamorano è stato protagonista di una lunga intervista concessa ad Inter Channel

Dario Di Noi

Ivan Zamorano, grande ex Inter dal '96 al 2001, è stato ospite della prima serata di Inter Channel. All'interno del format 'Memorabilia', il cileno ha raccontato diverse tappe della sua vita nerazzurra.

Ecco le sue parole: "Ho girato il mondo prima di incontrare l'Inter. Sono andato via dal Cile a 20 anni, a Bologna non ho giocato mai e sono finito in prestito al San Gallo. Sono arrivato poi al calcio spagnolo con il Siviglia e poi al Real Madrid".

"Valdano a Madrid non mi voleva e me l'ha anche detto. Però avevo voglia di dimostrare a tutti il mio valore. Alla fine in quell'anno ho vinto tutto, sono stato capocannoniere, è stato un anno bellissimo".

"Dopo quattro anni a Madrid avevo la necessità di cambiare, di fare qualcosa di diverso. C'è stata l'opportunità di venire in Italia, avevo offerte anche dalla Germania e dall'Olanda, ma Moratti e Suarez sono venuti a Madrid per me e questo mi ha convinto. Ogni volta che torno a Milano i tifosi dell'Inter mi accolgono in maniera incredibile ancora adesso".

"Per me il calcio è fatica, grinta, coraggio. A livello di spettacolarità forse non ero un grande giocatore, ma il tifoso mi ha sempre apprezzato per tutto quello che mettevo in campo: per me ogni palla era come l'ultima".

"C'erano Ronaldo, Vieri, Baggio. Tantissimi grandi giocatori, bisognava lottare per il posto. Il numero 1+8? Sono stato un innovatore. Ronaldo veniva dal Mondiale del 1998, si è deciso di dargli il 9 e Mazzola mi consigliò di scegliere un numero che sommato fosse il mio 9. Ho chiesto di poter aggiungere un "+", abbiamo chiesto il permesso alla federazione e così è nato quel numero strano ma che è passato alla storia".

"Derby? Ero un giocatore da clàsico. Sentivo il peso della maglia, per me tutti i derby erano da vincere. All'Inter bisognava dare l'anima per la maglia e battere il Milan e la Juventus'.

"Coppa UEFA? Se avessi sognato un gol in finale, non lo avrei sognato così bello. Gol dopo 4 minuti, la partita si mette bene e da quel momento abbiamo giocato una partita perfetta. Era la prima volta che un cileno vinceva una coppa Internazionale e per me è stato bellissimo".

"Quella squadra era un gruppo unito, eravamo tanti campioni ma Simoni ha creato la squadra. Nei 180 minuti contro il Manchester nella Coppa dei Campioni della stagione seguente forse siamo stati i migliori, ci è mancata un po' di fortuna. Nel girone segnai anche il gol dell'ex contro il Real Madrid, un po' fortunoso ma comunque per me bellissimo, importante".

"2000? Al di là dei problemi che avevamo, abbiamo dimostrato comunque di essere capaci di giocarci il titolo fino quasi alla fine. Simeone in quella squadra parlava già da allenatore, di calcio, ogni giorno. Assimilava moltissimo di quello che succedeva in campo, oggi si vede che con una squadra che prima di lui era discreta come l'Atletico Madrid, ha vinto un campionato, due Supercoppe e si è giocato due finali di Champions".

"Zanetti? Vedere che Pupi è ancora in società fa molto piacere, lui è un uomo dell'Inter, un professionista che si impegna sempre al massimo in tutto quello che fa e sicuramente vuole il bene dell'Inter".

"Gol più belli? Il gol in finale è stato importante per vincere, ma ne ricordo altri. Uno di testa al derby, uno da 40 metri contro la Roma, uno al Napoli. Ma quel gol a Parigi rimane nel cuore. L'Inter è sentimento".

(Inter.it)