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Biasin: “Mourinho, la più grande impresa il Triplete con l’Inter. Il gesto allo Stadium…”

Marco Astori

Il pensiero del noto giornalista

Tra le pagine dell'edizione odierna di Libero, il noto giornalista Fabrizio Biasin ha detto la sua sul gesto di Jose Mourinho di mercoledì sera al termine della sfida tra la Juventus e il Manchester United: "Puoi amarlo o sputazzarlo, ma il dato di fatto è uno: Mourinho non è come me e te, non è come nessuno. Io e te, se giochiamo con lo stesso piglio del suo Manchester a Torino, perdiamo e incassiamo le pernacchie. Lui no, trova il modo per spuntarla alla maniera degli eroi, magari all’ultimo secondo tipo Rocky Balboa, solo che non gli viene da gridare «Adrianaaaa!», semmai porta la mano all’orecchio e così facendo fa incazzare i suoi nemici, e fa sbrodolare i suoi sostenitori. Dice Mou: «Sono felice perché ho battuto una squadra forte, non perché si tratta della Juve». E certamente è vero, ma è anche vero che l’Inter resta l’apice della sua carriera e i bianconeri i rivali storici dei nerazzurri e, insomma, se José batte la Juve finisce che sono più contenti i tifosi beneamati rispetto a quelli inglesi.

Mou è questo, una sceneggiatura vivente, un allenatore che lascerà molto poco alla storia del

calcio quanto a tattica, ma moltissimo quanto a «racconto» e «immagini». Mourinho ha vinto con la comunicazione più che con gli schemi e certo non cambierà ora, per questo fa sorridere chi si meraviglia («Non doveva provocare!») perché dimostra di non capire: cosa vi aspettavate dal portoghese, il capo chino e frasi come «Non abbiamo meritato»? Suvvia. Mourinho non è più il re della panca, meglio di lui ci sono una manciata abbondante di colleghi e sicuramente c’è Allegri (sconfitto e attaccato da chi ogni santa volta aspetta il suo inciampo per potergli rompere le balle); per l’uomo di Setubal, però, le classifiche di gradimento contano un fico secco, perché con la sua storia ci faranno film e scriveranno libri, perché a differenza di (quasi) tutti se ne fotte delle buone maniere e dice quel che pensa, perché noi che scriviamo e blateriamo non possiamo fare a meno di lui. La dimostrazione sono queste 24 ore di chiacchiere dedicate a colui che 10 anni fa disse: «Io non sono un pirla». Se dopo così tanto tempo siamo ancora qui a discutere di ogni suo gesto («Mourinho sì, Mourinho no»), evidentemente non aveva tutti i torti".