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Bocca: “Inter-Atalanta un po’ come Barca-PSG. I nerazzurri non si sono arresi a…”

Sabine Bertagna

L'analisi del giornalista di Repubblica del 7 a 1 rifilato dall'Inter all'Atalanta

Non ha paura di fare paragoni azzardati, Fabrizio Bocca, che nella sua consueta analisi delle partite di campionato si concentra sul match tra Inter e Atalanta. Un'Inter che ha letteralmente schiacciato la diretta avversaria: "E’ stato un po’ come assistere a Barcellona-Paris Saint Germain. Anche se l’Inter non è il Barcellona e il Psg non è l’Atalanta. Però insomma qualche similitudine c’è. Il risultato anzitutto, non comune per due squadre che appartengono alla stessa categoria e in questo momento hanno gli stessi traguardi, pur avendo dimensioni economiche molto diverse. L’Atalanta è la squadra emergente, nuova, la sfidante. L’Inter è la vecchia squadra dalla grande storia in una fase interlocutoria della sua esistenza. L’Atalanta è uno dei più grandi vivai del calcio italiano, è un club “fornitore” dei club più grandi e più ricchi.  E’ storia: Scirea, Donadoni, Cabrini, Vieri, Inzaghi, fino arrivare appunto a Gagliardini. Che è andato a rinforzare lo scheletro interista dopo le difficoltà e gli errori di inizio stagione."

L'Inter non molla! "I sette gol dell’Inter rifilati all’Atalanta (3 di Icardi, 3 di Banega, uno di Gagliardini) sono un pugno sbattuto sul tavolo. L’Inter ha ribadito fortemente che certi traguardi - il quarto posto se non addirittura la qualificazione alla Champions League - sono alla sua portata e che non si è affatto arresa a una condizione di mediocrità. Perdute le partite contro Juve e Roma, l'Inter lotta soprattutto contro se stessa, sull'incapacità di fare il salto di qualità. Nonostante una rosa varia, e ricca di ottimi giocatori. Pioli stesso deve lottare contro una continua provvisorietà di chi non lo ritiene all'altezza di una grande squadra. Un'Inter molto argentina. Icardi - assurdamente tenuto fuori dalla nazionale argentina - partecipa volentieri anche lui alla giostra dei goleador e Banega si è preso un posto importante nella squadra titolare dopo aver rischiato pesantemente di vedersi appiccicata l’etichetta di bidone."

(Repubblica)