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Bonolis: “Italia, Mancini non è il problema. 3 giovani in campo dall’inizio in tutti i club”

Matteo Pifferi

Paolo Bonolis, conduttore televisivo, è stato intervistato ai microfoni de “il Diabolico e il Divino”, trasmissione in onda su New Sound Level 90FM

Paolo Bonolis, conduttore televisivo, è stato intervistato ai microfoni de “il Diabolico e il Divino”, trasmissione in onda su New Sound Level 90FM:

"Qualcosa si può sicuramente fare, il problema è se lo si voglia fare. Mancini ha dovuto rinunciare a Chiesa e Spinazzola e questo ha compromesso la qualità del gioco offensivo. Gioca col 4-3-3 ma non abbiamo il centravanti di portata, Immobile è un giocatore di movimento e abbiamo poche altre scelte perché Scamacca ha prestanza ma è ancora tutto da vedere. In Italia c’è troppo poco, tra le prime 8 del campionato solo la Lazio ha un attaccante italiano e dunque è complicato anche per il CT. Il problema lo abbiamo davanti, in attacco, perché c’è poco rinnovamento. Raspadori e Scamacca non bastano. Se non cominciamo a responsabilizzare questi giovani e ad accettare i loro errori questi ragazzi non cresceranno mai. Ho visto giocatori già con la testa altrove, la squadra si è impegnata e siamo stati abbastanza sfortunati ma la realtà è che eravamo costretti ad attaccare per via centrale e Immobile era troppo solo".

Che tipo di progetto si potrebbe portare avanti per rimediare a questa situazione grottesca?

Bisogna sicuramente dare più spazio ai settori giovanili e in più credo che le squadre italiane dovrebbero essere obbligate ad avere al fischio di inizio delle proprie partite 3 ragazzi giovani in campo. Questo vorrebbe dire ridimensionare i costi e dare spazio ed esperienza ai vivai e porterebbe le squadre a lavorare sul settore giovanile e non falserebbe nulla perché tutte le squadre dovrebbero prodigarsi per investire sul settore giovanile partendo tutte dalle stesse possibilità. Ci deve essere un progetto che preveda qualche anno e che obblighi a dare spazio ai giovani. Noi li trattiamo come merce di scambio per le plusvalenze, se sei obbligato ad utilizzarli invece li utilizzi.

C’è un problema politico nel calcio italiano?

Ci vogliono politici nel calcio con la volontà di fare il cambiamento andando contro interessi che ci hanno condotto ad una situazione di stallo. Evidentemente chi deve prendere delle decisioni si sente costretto ad accettare le convenienze di chi gliele impone. Abbiamo bisogno di un calcio più aperto e meno autoriferito. Il fatto che Gravina trovi degli alibi è comprensibile, cerca di mettere cerotti e sviare l’attenzione da quella che deve essere una volontà precisa di tutti quelli che fanno parte del mondo calcio.

Chi metteresti sulla panchina della Nazionale?

Noi abbiamo tanti tecnici bravi e Mancini è sicuramente tra quelli, il problema è ciò a cui il CT può attingere perché il materiale quello è, lui ha scelto quelli che poteva scegliere. Poi si possono fare discorsi sui moduli o sugli schemi. Se non entrano individualità nuove e fresche è difficile avere una scelta ampia su cui lavorare. Le squadre straniere hanno un sacco di ragazzi che giocano nei top campionati e magari al primo anno non vanno alla grande e poi piano piano migliorano e diventano adatti per un livello internazionale. Fondamentalmente noi ce li abbiamo contati, quando esce un ragazzino esce dalle squadre minori e sono piccoli casi isolati, non frutto di una programmazione.

Potrebbe aiutare l’approvazione della legge sullo Ius Soli?

Il mondo proprio per la sua fluidità è diventato necessariamente multietnico, devi dare a chi nasce in Italia la possibilità di prendere la nostra cittadinanza, ci sono tanti bambini che nascono qui e che si sentono italiani e ancora non possono prendere la cittadinanza. Genetiche differenti mettono a disposizione caratteristiche fisiche e mentali differenti che aiutano. Ora sta uscendo il Canada dal punto di vista calcistico perché è un paese ricco di varietà, e prima o poi qualcosa di buono esce. Gli italiani sono tutti quelli che nascono qui.