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Capello: “Juve favorita? Sì. Dicevo Inter anche dopo Conte ma l’addio di Lukaku…”

Foto: Sky Sport

Lunga intervista rilasciata da Fabio Capello ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in merito alla Juventus come favorita

Matteo Pifferi

Lunga intervista rilasciata da Fabio Capello ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in merito alla Juventus.

Si può dire che Max è il suo erede, il suo preferito?

«Io vedo in Allegri una persona che non fa voli pindarici. Quando guidi un gruppo, non devi seguire le mode ma adattare il sistema di gioco ai calciatori».

Poteva andare al Real, ha scelto la Juve. Ha preferito la comfort zone?

«Al contrario, ora è lui che prende tutte le responsabilità».

Il rapporto con Ronaldo è uno dei centri di gravità della stagione. Come lo immagina?

«Ai giocatori bisogna parlar chiaro, dire dove si è e dove si va. Chiarezza con tutti, dai ragazzi ai campioni».

E allora: si può trattare Ronaldo come Ranocchia? È giusto o sbagliato?

«Certo che si può, l’importante è che lui, Ronaldo, si comporti come Ranocchia. Bisogna avere il coraggio di agire con tutti alla stessa maniera, questo ti fa essere rispettato».

Tre domande secche. Uno: quanto vale Dybala?

«Ha tutto per essere un campione ma dico una cosa. Guardate Insigne: era bravo con la palla, poi qualcuno gli ha detto “devi anche correre” e lui ha corso per i compagni. Dybala dovrebbe dare quel qualcosa in più sul piano dinamico. Deve dare un segnale».

Ricorda una storia anni Novanta...

«Sì, è stata la mia battaglia con Savicevic. È durata sei mesi, poi ci siamo messi d’accordo. E i compagni da allora hanno lavorato per lui».

Due: la Juve è la favorita?

«Sì, anche se sarà una A molto equilibrata. Io vedevo l’Inter davanti, anche dopo l’addio di Conte, ma Lukaku cambia tutto».

Tre: Locatelli?

«È un ottimo giocatore, ma la Juve era un’ottima squadra già prima. Tutti i discorsi sono molto semplici e i giocatori hanno la convinzione che dà l’allenatore».

Significa che Pirlo è mancato in questo?

«Andrea è un amico e ha fatto bene. Gli è mancato un po’ di rodaggio».

Avrebbe rinnovato Chellini?

«In campo voglio sempre dei leader, come lui. I leader non sono quelli che parlano molto in tv».

Chiellini continua, c’è Allegri, tornano Perin, De Sciglio, Rugani. Sembra il 2017. Giusto o pericoloso?

«La Juve ha ripreso le vecchie basi perché davano concretezza. Sicurezza, non voli pindarici».

Provocazione, sapendo come la pensa. Il calcio non va altrove, verso un calcio più offensivo, collettivo, divertente?

«Non scherziamo, il calcio evolve ma la differenza la fanno i grandi giocatori. La realtà è questa».

Alla fine, c’è uno juventino di cui vorrebbe parlare?

«De Ligt. Mi piacerebbe rivedere la leadership che aveva all’Ajax. Alla Juve si è vista poco».

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