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Casini: “Serie A a 18 club, tetto salariale e gap con la Premier: vi dico tutto. Sul caso Juve…”

Alessandro De Felice

Le dichiarazioni del presidente della Lega Serie A, che festeggia il primo anno alla guida del campionato italiano

Lorenzo Casini festeggia il suo primo anno alla guida della Lega Serie A. Il presidente ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera in cui ha parlato dei primi 12 mesi a capo del massimo campionato italiano.

"Finora è stata un’esperienza bella e sfidante".

La difficoltà maggiore che ha incontrato?

"Come nel settore pubblico, realizzare trasformazioni e introdurre cambiamenti".

Il risultato di cui va fiero?

"Essere riusciti a convincere governo e Parlamento della necessità di modificare la legge Melandri, liberalizzando la commercializzazione dei diritti audiovisivi all’estero e portando fino a cinque anni la durata del prossimo ciclo di diritti in Italia. Abbiamo poi programmato con anticipo calendario e orario delle partite, come avviene in Premier League: tifosi e club hanno gradito".

I governi cambiano ma resta la sensazione che la politica nutra pregiudizi verso il pallone.

"Ho avuto rapporti ottimi sia con il precedente esecutivo, con Valentina Vezzali, sia con l’attuale governo, col ministro Andrea Abodi. Il calcio è tra i principali contributori, direttamente e indirettamente, dell’economia italiana, ma in molte occasioni non è forse riuscito a far comprendere a pieno questo suo ruolo. Ecco, se c’è una cosa in cui dobbiamo migliorare è farci percepire come un vero settore industriale e potenziare la presenza della serie A nel sociale".

Le riforme del calcio: quali sono le vostre proposte?

"Nel nostro documento abbiamo indicato molte misure per valorizzare i giovani, attivare le seconde squadre, migliorare il rapporto tra le leghe, potenziare le infrastrutture. Alcune sono immediate e già sono state realizzate, come l’introduzione del fuorigioco semi-automatico. Per altre ci vorrà più tempo".

Ribadirete il no alla riduzione della A a 18 squadre?

"Su questo punto i club si sono espressi prima del mio arrivo. Si può fare un’ulteriore riflessione, però con dati seri sui pro e contro anche in termini di audience e rappresentatività territoriale, nel quadro delle riforme di cui ha bisogno il nostro settore. Come in tanti rilevano, le partite in calendario oggi, tra campionati, coppe e nazionali, sono diventate forse troppe".

Problemi e priorità nell’agenda della Lega?

"Abbiamo tre linee di azione: più risorse, migliori infrastrutture e più cultura. Oltre ai proventi da diritti tv, auspichiamo un intervento di governo e parlamento sulla pirateria, diventata una vera e propria emergenza. Siamo grati all’Agcom per il supporto. È giunto il momento di destinare anche ai club parte degli introiti derivanti da giochi e scommesse. Le infrastrutture sono il tema più urgente e non differibile, indipendentemente dalla candidatura dell’Italia a Euro 2032, che supportiamo: tramite il Laboratorio infrastrutture della serie A abbiamo dossier sullo stato di ogni stadio, anche con i nodi burocratici, che potrà agevolare la realizzazione dei progetti. Infine, la cultura: il calcio è un formidabile strumento formativo, non solo per i giovani, ma è dalla scuola che bisogna cominciare".

Il tetto ai salari è un’ipotesi per salvare i conti dei club?

"Irrealistico introdurre limiti solo in Italia se non si pongono a livello europeo. Vista la specificità dello sport, la Uefa e l’Ue potrebbero lavorare insieme, anche con federazioni e leghe, per adottare misure ad hoc".

Come si colma l’enorme divario dalla Premier League?

"Va richiamato il percorso di rinascita dopo la grave crisi causata dal problema degli hooligans e dalla squalifica dalle coppe europee per diversi anni. Prima di diventare ciò che è oggi, la Premier ha intrapreso un lungo cammino di riforme accompagnato da nuove politiche sportive e culturali. Poi certo ha beneficiato dell’ingresso di investitori stranieri che hanno iniettato risorse, come sta accadendo ora anche in Italia con le proprietà estere".

L’eventuale entrata dei fondi può essere la chiave di rilancio del calcio italiano?

"Abbiamo ricevuto molte manifestazioni di interesse. Sarà l’assemblea a decidere come procedere, ma non prima, spero, di aver chiarito dove si vuole arrivare e come sviluppare la crescita della serie A. Andrebbe evitato l’errore di partire dal mezzo senza aver prima identificato il fine".

Il processo sportivo alla Juve a campionato in corso era evitabile?

"La Lega è una istituzione e cambiare è difficile, realizzare cambiamenti e trasformazioni in serie A non è facile, ma è così anche nel pubblico non commenta la giustizia sportiva, tanto meno a procedimento aperto".