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Casini: “Costruire nuovi stadi è un problema nazionale. In testa tre obiettivi”

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Il neo presidente della Lega Serie A traccia un bilancio a 50 giorni dalla sua nomina e indica i suoi obiettivi

Fabio Alampi

Lorenzo Casini, nuovo presidente della Lega Serie A, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera: "Il mio bilancio dopo 50 giorni? È ancora presto. Ora vanno individuate le tematiche su cui tutti i club possono lavorare insieme. Tra queste, anche la sfida della media company come strumento per rendere la Lega più moderna ed efficiente".

Problema stadi. Si parla, si discute, ma non si crea, non si costruisce, non si ristruttura, è così da decenni: che idea si è fatto, qual è il suo piano?

"Occorre far comprendere che uno stadio non è solo un campo di gioco, ma anche uno strumento di rigenerazione urbana e un mezzo per migliorare l’efficienza energetica e un hub tecnologico. Costruire nuovi impianti non è un problema locale, ma nazionale: serve una cabina di regia permanente, a guida governo, con il Coni, la Figc, le Leghe, l’Istituto per il credito sportivo e le amministrazioni coinvolte. Certo, un grande evento come un’Olimpiade, un Mondiale o un Europeo sarebbe un acceleratore".

Il fatto di essere stato candidato da De Laurentiis e Lotito le ha creato problemi di rapporti all’interno dell’assemblea?

"La mia figura è stata proposta non solo da Napoli, Lazio e Fiorentina, ma anche da altre squadre, in particolare le proprietà americane: ringrazio tutte. Non ho avuto difficoltà, ma capisco che in questo mondo si usano spesso “argomenti fantoccio” per attaccare, soprattutto quando non si hanno molte frecce".

Le sfide di Champions della settimana hanno ridimensionato il valore e lo spettacolo della serie A. È così lontano il livello del nostro calcio rispetto a quello inglese?

"Il nostro è più tattico, quindi a volte esteticamente meno appagante. Ricordo l’anno della vittoria in Premier del Manchester City con Mancini in panchina, l’ultima partita: vi era sempre la sensazione che potesse succedere qualcosa da un momento all’altro, come in serie A accadeva sempre con Maradona, Van Basten, Baggio, Ronaldo, Del Piero e Totti, e abbiamo rivisto a tratti con CR7, ma anche con Barella o Chiesa, perciò sono ottimista".

Si aspettava il secondo fallimento consecutivo dell’Italia assente al Mondiale?

"No. Mi spiace perché ci sono bambini, come i miei figli, che per due edizioni consecutive non vedranno gli azzurri nella manifestazione più seguita. Il rischio è che si perdano generazioni di tifosi. Il 1982 fu straordinario: chi a scuola non ha provato a imitare la corsa e l’urlo di Tardelli?".

Le emergenze del calcio?

"Sono diverse. Mi limito qui a indicare tre obiettivi. Il primo è legato alle risorse, perché bisogna diminuire i costi e aumentare i ricavi. Il secondo, come già detto, è agevolare la ristrutturazione o la nuova costruzione di stadi e centri sportivi. Il terzo riguarda anche la scuola: è fondamentale potenziare il calcio, per la sua valenza formativa, nella popolazione studentesca maschile e femminile".

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