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Cerruti: “L’Inter può vincere grazie al gruppo, Oriali simbolo del nuovo spirito. E anche nel 2010…”

Il giornalista ha parlato della forza del gruppo nell'Inter e del ruolo fondamentale di Lele Oriali

Andrea Della Sala

Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Alberto Cerruti ha parlato dell'Inter di Conte e della forza della squadra nerazzurra, la forza del gruppo e il simbolo Oriali:

"Ci sono tanti motivi per spiegare il primo posto dell’Inter e soprattutto per giustificare le speranze dei tifosi nerazzurri. Dal carisma di Conte alla forza della difesa, dall’esplosione di Sensi a centrocampo alla potenza di Lukaku in attacco, senza sottovalutare l’utilità del jolly Sanchez in panchina. Ognuno può scegliere quale sia il più importante e non è facile perché sono motivi concreti, sotto gli occhi di tutti. Come se non bastassero le parate del solito grande Handanovic, non a caso il portiere meno battuto dopo quattro partite, o i nove gol ben distribuiti segnati da cinque giocatori (Lukaku 3, Brozovic e Sensi 2, Candreva e Lautaro 1), ecco un altro motivo che non si vede ma, come spesso accade, conta persino più di quelli tecnico-tattici.

Il motivo per cui l’Inter può tornare a vincere in primavera, e non soltanto nelle altre stagioni, è il nuovo spirito di gruppo. Perché si parla spesso di «gruppo», ma quasi sempre a sproposito scambiando il gruppo con l’organico. Il «gruppo», invece, è quella particolarissima alchimia che unisce tutti i giocatori, dal capitano all’ultima riserva, facendo diventare una squadra più forte di quella che è. E nessuno meglio del ritrovato team manager nerazzurro Oriali, protagonista nell’Italia di Bearzot campione del mondo nel 1982 in Spagna, sa quanto sia importante il «gruppo», segreto invisibile di quella squadra i cui giocatori sono molto uniti ancora oggi a 37 anni di distanza, dal capocannoniere Pablito Rossi a Selvaggi che non andò nemmeno una volta in panchina. Oriali, la prima scelta vincente di Conte, parla poco ma sicuramente ha capito che quell’abbraccio tra il titolarissimo Lukaku e la giovane riserva Esposito in panchina, dopo il gol all’esordio in campionato del nuovo numero 9 nerazzurro, era la simbolica presentazione di un gruppo unito, senza ingombranti «esuberi» o pericolosi scontenti per le esclusioni dalla lista Champions.

È vero che poi, dopo il brutto pareggio contro lo Slavia Praga, c’è stata la lite tra lo stesso Lukaku e Brozovic, ma proprio il modo con cui è stata gestita, prima e dopo i loro gol contro il Milan, conferma che non sono i risultati a creare il gruppo, bensì il contrario. E allora non bisogna meravigliarsi se persino un «martello» come Conte allenta la tensione e concede un giorno di riposo imprevisto, come premio per il derby stravinto. Né bisogna meravigliarsi se l’ex capitano Ranocchia torna titolare nelle prime partite di campionato e poi dà un altro esempio della sua professionalità, tifando per i compagni più giovani dalla panchina. Proprio come succedeva al suo predecessore Materazzi nell’anno del «triplete». E guarda caso anche allora nell’Inter c’era Oriali, che ha capito con Bearzot l’importanza del «gruppo».

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