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Collovati: “Il Milan ha una difesa migliore dell’Inter, Tatarusanu come Handanovic. Calhanoglu…”

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Intervistato da Libero, il doppio ex Fulvio Collovati ha parlato così del derby in programma domani sera: le sue parole

Matteo Pifferi

Intervistato da Libero, il doppio ex Fulvio Collovati ha parlato così del derby in programma domani sera:

«Il Milan è primo, ma paga lo scotto della possibile eliminazione in Champions. L’Inter è sotto di sette, ma psicologicamente sta meglio e ha una rosa superiore per ricambi. Ha ragione Costacurta

se dice che non vincere in Europa può portare delle scorie mentali».

Chi la potrebbe decidere?

«Troppo facile dire Ibra e Lautaro Martinez. Ma il derby può anche essere deciso da persone improbabili: un colpo di testa di Tomori o un tiro dell’ex Calhanoglu».

Lei nomina il turco: il suo inserimento all’Inter è stato finora complicato...

«Ha avuto difficoltà perché non riesce a trovare la sua posizione. Non si capisce se deve giocare a ridosso delle punte o più a centrocampo. La qualità però non si discute, si veda il tiro che ha portato al gol i suoi contro la Juve».

A febbraio l’Inter scappò verso lo scudetto, oggi con una vittoria il Milan andrebbe a +10. Sarebbe lo strappo decisivo?

«Il Milan non chiuderebbe i conti, ma ci guadagnerebbe in autostima. Se vince ancora dopo aver battuto la Roma, può seriamente puntare al 19° titolo. Non dimentichiamoci però il Napoli, lì davanti.».

Chi sceglie tra: Tatarusanu-Handanovic; tra De Vrij-Skriniar e Kjaer- Tomori; Barella-Brozovic e Kessie-Bennacer; Leão-Perisic e Ibra-Dzeko?

«I portieri sono alla pari per condizione, dico la difesa del Milan perché ha preso meno gol. In mezzo i due dell’Inter, perché Nicolò è al momento il miglior centrocampista italiano. Leão-Perisic si equivalgono, in attacco per forza Ibra: 40 anni e non sentirli».

Come viveva un derby il Collovati-giocatore?

«Il derby è un training autogeno di una settimana. Già di mio parlo poco, figurarsi prima di un match del genere. Poi la notte prima non dormivo e andavo in bagno 10 volte: ripassavo i movimenti, gli uomini da marcare. Dopo il match o c’è gioia o delusione, potete immaginare come ci rimasi dopo quel gol di Hateley...».

Lo sente mai al telefono?

«A “Quelli che il Calcio” una volta invitarono Mark, e col tempo siamo diventati amici. Ogni tanto ci sentiamo e ricordiamo il gol col sorriso. Sono convinto che un giocatore come lui farebbe comodo anche al Milan di oggi. Non guardo quel contrasto perso con dispiacere e accetto anche gli sfottò dei tifosi rossoneri, nonostante qualcuno non mi abbia mai perdonato».

Come andò allora con quel passaggio all’Inter?

«Dovetti fare quella scelta, sennò avrei perso la Nazionale. Con il Milan in B, nell’anno più brutto della mia carriera, giocavo il sabato con l’Italia, poi arrivavo all’una di notte a Milanello con la squadra in ritiro e rigiocavo il giorno dopo. Mi cercarono Fiorentina e Juve, poi arrivò l’Inter che si mise d’accordo col presidente Farina. Io avallai, una squadra del genere non si poteva rifiutare. Per sei anni ho condiviso la stanza con Franco Baresi, un calciatore straordinario: sono orgoglioso che lui si prese la fascia».

Oggi il modo di prepararsi al derby è completamente diverso rispetto ai suoi tempi.

«Ora tutti arrivano con gli Airpods, a me avrebbero dato fastidio. Io ascoltavo Dalla, Baglioni, ma allo stadio preferivo respirare l’atmosfera. E non si arrivava rilassati nei bus di squadra come oggi, ma coi pullman pubblici e le facce tirate per la tensione fino ai primi 5’ di gioco. Ricordo le ringhiere che dividevano noi dai tifosi, che da due metri ti insultavano quando battevi i falli laterali. Accetto il cambiamento, ma rimpiango i miei tempi: quando a 13 anni sognavo di diventare come Gianni Rivera, e poi sono riuscito a giocarci insieme».

Ha giocato anche i derby di Roma e Genova, provava sensazioni differenti?

«Mi è mancato solo quello di Torino, ma le sensazioni che avevo prima del derby di Milano erano impareggiabili. A Roma vincere contro la Lazio ti rendeva immune. A Genova c’e una rivalità sicuramente più civile, fatta solo di sfottò».

Quale derby milanese ha più nel cuore?

«Da un lato quello del 1983, quando segnai al Milan. In rossonero l’1-0 del 1978, quando vincemmo il decimo scudetto, quello della stella. Allora la decise Aldo Maldera, che mi manca tanto e se ne è andato via troppo presto».

Come finisce domenica?

«Probabilmente mi sbaglierò, ma dico 2-2»

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