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Condò: “Thohir decise di cacciare Mancini. De Boer? Non l’avrei mai preso. Su Spalletti, Mou e i giocatori…”

Gianni Pampinella

Il giornalista racconta un aneddoto su José Mourinho ai tempi dell'Inter: "Ce n’è uno che mi aveva raccontato per un’intervista che gli avevo fatto su “Gazzetta TV”: gli ho chiesto la genesi del “Non sono un pirla” e lui mi ha detto che era andato all’ambasciata italiana a Lisbona, dopo che sapeva già che sarebbe diventato allenatore dell’Inter, vale a dire tre mesi prima circa, per chiedere un professore di italiano disponibile a tenere dei corsi intensivi. E così è arrivato questo professore che gli ha fatto questo corso intensivo, dopo di che all’ultimo giorno, al momento di salutarsi, Mou gli chiede: “Dimmi una cosa in milanese che mi possa permettere di fare una figura scioccante alla prima conferenza stampa”. Il professore gli disse così che la parola milanese per eccellenza è “pirla”, che vuol dire “scemo”, “tonto”, “ingenuo” e così via, e gli disse quindi: “Prova un po’ tu a vedere come la puoi utilizzare”. Lui la utilizzò in quella maniera straordinaria, assolutamente straordinaria, ed ecco quindi la grandezza del professionista che non pensa solo al campo. Mi fanno ridere quegli allenatori che dicono “Ah, io penso solo al campo, io guardo soltanto al campo”: non è così, perché per essere un grande allenatore dell’era moderna tu devi essere capace di maneggiare il rapporto con i tifosi, devi essere capace di gestire il rapporto con la stampa, devi essere capace di fare tantissime altre cose e non soltanto il tattico. In questo senso, il professionista Mourinho si preoccupa di imparare una parolaccia dialettale del posto dove sta andando a lavorare, che gli permetta di fare subito una gran figura, che è quella che lui fece. Perché il giorno dopo, se tu ti vai a rivedere tutti i giornali, “Non sono un pirla” è il titolo di ogni testata, e tutti quanti ce la ricordiamo come una battuta favolosa".

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