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Cordero di Montezemolo: “Calciopoli? Non simpatizzavo per quella gestione Juve. Moratti…”

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Nel corso di un'ampia intervista concessa al Corriere dello Sport, Luca Cordero di Montezemolo ha parlato così di Mourinho e di Juventus

Matteo Pifferi

Nel corso di un'ampia intervista concessa al Corriere dello Sport, Luca Cordero di Montezemolo ha parlato così di Mourinho e di Juventus:

Le piace Mourinho? In Inghilterra e ora anche in Italia qualcuno insinua che il suo ciclo sia al tramonto.

«Premessa, sono amico di Massimo Moratti. Gli voglio bene. Ho vissuto i trionfi della sua Inter ai tempi di Mourinho, cui consegnò una squadra fortissima. Non è certo un allenatore finito, José, anche se può starci il logorio mentale di una storia molto intensa combinata a un ego così protagonista… Ha esagerato nel lamentarsi. Un allenatore forte deve tirar fuori il massimo da quello che ha. Il rischio è la demotivazione dei giocatori, a furia di sentirsi dire che non sono all’altezza. Di positivo c’è che ha rigenerato un ambiente che con Pallotta era andato in depressione».

Mi dica della Juve.

«A Gianni Agnelli piacque il mio lavoro di organizzatore di Italia ’90. La sera della più brutta finale della storia dei mondiali m’invitò a una cena a casa sua. C’erano anche Kissinger e Chirac. L’Avvocato voleva dare una svolta alla sua Juve. Pensò a me come dirigente. Era affascinato dal Milan di Sacchi. Aveva deciso di chiudere il ciclo di Zoff allenatore. Secondo lui, un portiere non poteva fare l’allenatore».

Proposta allettante.

«Per niente. Ero stufo di calcio e delle polemiche su Italia ’90. Noi con gli stadi non c’entravamo nulla, era roba dei comuni. Nessuno di noi fu nemmeno sfiorato dalle inchieste giudiziarie. E poi, la mia squadra del cuore era il Bologna».

È vero che tentò di portare Sacchi alla Juve?

«Parlai con Sacchi, ma l’Avvocato aveva già preso Maifredi, sa, il calcio champagne. Un tipo simpatico, alquanto pazzo. Ricordo la sera che perdemmo 5 a 1 col Napoli in supercoppa. Il povero Tacconi era distrutto: “Mi ha fatto giocare da libero…”. Non poteva durare alla Juve».

Pentito di aver accettato?

«Super pentito. Fu una sciocchezza, ma mi era difficile dire di no all’Avvocato».

Calciopoli. Una macchia gigante nella storia Juve?

«Ho sofferto più che altro per il mio amico Della Valle. Lui e il fratello, due persone perbene. La loro immagine macchiata molto di più di quanto sarebbe stato giusto. La Juve? Non so cosa dire. Ero fuori da tutto, certo non simpatizzavo per quella gestione».

La Juventus di Andrea Agnelli. Undici anni controversi.

«Contano i risultati, c’è poco da dire o da contestare. Nove scudetti parlano chiaro. La Superlega? Un tema che prima o poi dovrà essere affrontato nelle forme giuste. Il trend va in quella direzione. Allora, furono decisamente sbagliati i modi e il timing».