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Garlando: “Italia, Mancini come Bearzot. Il suo lavoro ora prevede due fasi”

Daniele Vitiello

Le parole del collega a proposito del lavoro che sta svolgendo l'attuale commissario tecnico azzurro

Luigi Garlando, collega della Gazzetta dello Sport, ha parlato del lavoro che sta svolgendo Roberto Mancini alla guida dell'Italia: "Di regola, una Nazionale è il deposito di ciò che esprime il campionato. E poi ci sono le eccezioni. Questa Italia, per esempio, ha depositato la sua coraggiosa qualità in Serie A. Cioè, se c’è stata una svolta di allenatori strateghi e non tattici, come dice Sacchi, che vogliono imporre un’idea di gioco attraverso il coraggio, il possesso e l’intensità offensiva, è avvenuto anche grazie all’esempio della nuova Nazionale che ha recuperato la simpatia nazionale. Il primo verbo del Mancio è stato: «Voglio che i giovani azzurri attacchino e rischino, anche a costo di sbagliare». Da questo input è arrivato tutto il resto. Se la Serie A è iniziata con più gol e più coraggio, il merito è anche della Nazionale. Mancini ha giocato d’anticipo, come con Zaniolo, pescato dal c.t. prima che dal suo club. Cosa diceva Boskov? «Roberto vede autostrada dove altri vedono sentiero». Da oggi a domenica, dal caldo di Yerevan al fresco di Tampere, Mancini cercherà di rifinire al meglio il suo lavoro che prevede due fasi. La prima: vittorie con Armenia, Finlandia e Grecia per festeggiare la qualificazione aritmetica a Euro ‘20, il 12 ottobre, a Roma. «In un Olimpico pieno e gioioso come nei giorni di Italia ’90», ha già spiegato il c.t. Seconda fase: testare le seconde linee (Sensi, Izzo, Tonali, Orsolini, Zaniolo, Kean...) e avviare il casting dei giovanissimi talenti che possono ancora fare in tempo a imbarcarsi su Azzurra per l’Europeo: Pinamonti, Esposito, Castrovilli... Ieri, in coda alla conferenza stampa, Mancini ha coinvolto con una battuta Paolo Rossi, presente in veste di tele-commentatore. Nel ’78, Enzo Bearzot lanciò in azzurro Cabrini, Tardelli, Pablito, sbarbati di talento, senza esagerata esperienza, e sbalordì l’Argentina. Quell’avventura fece crescere i ragazzi che, quattro anni più tardi, trionfarono in Spagna. È la traiettoria che ha in mente Roberto Mancini, avvicinandosi al suo primo Mondiale.