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il Messaggero – Senza Mondiali la Figc rischia un buco da 100mln

Francesco Parrone

Senza Mondiale saranno tempi duri per la federazione e il calcio italiano

A San Siro, ma distanti. In tribuna e anche nel caso Nazionale. Giovanni Malagò, numero uno del Coni, e Carlo Tavecchio, presidente della Figc, saranno ovviamente allo stadio. Rigorosamente separati, però. Perché all’unità deve pensare Ventura che è anche quello messo peggio. Il ct rischia di restare senza panchina anche se centra la qualificazione, il capo della Federcalcio, invece, non lascerebbe il Palazzo. Almeno spontaneamente. Secondo il Messaggerose l’ Italia non ce la fa, in Consiglio Federale troverà subito chi gli si metterebbe di traverso, a cominciare dai Dilettanti del suo vicario Sibilia. Tavecchio non pensa alle dimissioni, ma sa bene che qualcuno proverà a spingerlo a lasciare. Ieri sera è andato a cena alla Pinetinaper stare accanto al ct e ai giocatori: è la conferma di quanto pesa il risultato del playoff sulla sua gestione.

Questione di faccia, quella che perderebbero Ventura e gli azzurri, e di cassa, quella che si svuoterebbe in via Allegri. Il bilancio della Federcalciopagherebbe le conseguenze dell’eliminazione, vedendo impoverito il suo asset principale: senza mondiale, il danno economico è stato calcolato in circa 100 milioni. Sono in ballo almeno 20 milioni che si incassano dalla Fifafino all’ingresso nei quarti (le prime 16 eliminate ricevono comunque 8 milioni). Ma sarebbe soprattutto il brand azzurro a svalutarsi: difficile quantificare le perdite. Di sicuro sono chiari gli introiti commerciali: 70 milioni tra sponsor (43) e contratti tv (26). La mancata qualificazione a Russia2018 avrebbe poi un effetto depressivo sugli accordi da stipulare con i partner per il quadriennio che porta a Qatar2022. E salterebbero alcuni bonus (soprattutto quelli della Puma). Ripercussioni anche sui contratti televisivi: perché ora la Raiversa 26 milioni all’anno, ma le prossime partite avrebbero un appeal ben diverso sel’Italia non andrà in Russia.

(Fonte: Ugo Trani, il Messaggero 13/11/17)