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Inter, inizio stagione turbolento per tanti motivi. Tra Mancini e Suning…

Francesco Parrone

"Qui all’Inter siamo tutti in scadenza per un progetto servono 3, 4 stagioni"

Il Corriere della Seradedica un'intera pagina di sport all'Inter e alla situazione riguardante il futuro del tecnico Roberto Mancini"L’Inter assomiglia molto al paesino di Brunico, dove domani chiuderà la prima parte del ritiro. Un momento viene giù il diluvio, un attimo dopo c’è un bel sole, sullo sfondo rimangono le nuvole a circondare le montagne. Il cambio di proprietà, ufficializzato due settimane fa, non ha trasmesso certezze a Roberto Mancini. A frugare bene in mezzo ai sorrisi e alle battute, il tecnico si lascia a considerazioni tanto garbate quanto ferme. L’allenatore ha idee chiare, cerca sponde e per ora fatica a trovarle.

È tutta l’Inter a doversi assestare, l’incipit della stagione è stato turbolento: dal caso dello sponsor Pirelli censurato con un «cerottone» e poi riammesso sulle magliette, fino al caos per il rinnovo di capitan Icardi, passando per i malumori di Mancini al momento sedati e non certo svaniti. Il mercato è un moltiplicatore di speranze e di ansie. Deluso per la rigidità societaria su Yaya Touré e Candreva, obiettivi presto cestinati, Mancini non s’azzarda a compilare un’altra lista dei desideri.

Inutile bussare se non si hanno le aperture sperate, con i cinesi del Suning il dialogo è difficile e per nulla fitto: lingue e pensieri differenti. «Ho parlato con i nuovi proprietari due settimane fa e basta». I silenzi nel calcio dicono, le parole a volte raccontano verità precotte. «Il mio stato d’animo? Amo il mio lavoro e faccio il massimo. Se mi sento coinvolto dal mercato? Alleno i giocatori che mi danno».

In Italia si abusa della parola progetto, l’allenatore come gran parte della dirigenza interista comincia la stagione con il contratto in scadenza. Nelle intenzioni deve riportare l’Inter in Champions League, rischia però d’essere un’altra annata di passaggio. Mancini non vuole sprecare l’occasione, non vivere alla giornata. «Il mio contratto dura un anno come quello di altri, qui siamo tutti in scadenza. Di progetto parlano in tanti ma nessun progetto può essere considerato vero e serio se dura soltanto un anno. Servono tempo e pazienza, almeno tre o quattro anni se si pensa a una squadra da rifondare. La Juve ce ne ha messi quattro per tornare a vincere».

I messaggi dal fronte nerazzurro al comando d’Oriente non sono cifrati, espliciti piuttosto. Il tecnico è stato sempre un parafulmine per l’Inter di Thohir, epicentro nella buona buona e nella cattiva sorte, riferimento certo. Oggi la distanza da Suning non è solo geografica, sta pure nella filosofia della costruzione e nella gestione della squadra. I cinesi vogliono giovani, Mancini un mix d’entusiasmo e d’esperienza. «Cado dalle nubi quando sento il discorso dei giovani, come se non li facessi giocare: ne ho fatti esordire 40. Una squadra però ha bisogno di ragazzi e gente esperta».

E tra i giovani rischia di perdere il migliore, il capitano Icardi in aperto scontro con il club per il rinnovo. Mancini rimanda la polemica alla società, sottolineando di non avere difficoltà con il giocatore. «Non so niente, si impegna e per me non c’è problema. Poi è normale che ognuno faccia i propri interessi». Non tutti possono curare solo il proprio orto, non l’allenatore. Un uomo stretto tra avversari («la Juve riparte più forte di prima e di tutti»), tra obiettivi minimi («dobbiamo migliorare il piazzamento dello scorso anno e tornare in Champions») e una difficoltosa gestione del quotidiano.

«Non sono un calciatore, non posso permettermi di guardare solo a me. Devo pensare alla squadra e al presidente. O ai presidenti». Uno, due? Comunque distanti. A Brunico, dove alle 18 i nerazzurri affrontano i bulgari del Cska Sofia ultimo impegno prima della tournée americana, tanti sono i dirigenti vicini al tecnico: il direttore generale Gardini e pure nei giorni scorsi il direttore sportivo Ausilio. L’ad Bolingbroke non è passato, si attende in visita in America. Mancini aspetta. Prima dei rinforzi, una parola chiara sul futuro suo e della nuova Inter".

(Fonte: Guido De Carolis, Corriere della Sera 14/07/16)