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Mourinho: “Questo il mio sogno. La Roma era un club con una ‘storia senza vittorie’…”

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In una lunga intervista al Telegraph, lo Special One parla del suo futuro e torna sulla sua esperienza sulla panchina della Roma
Gianni Pampinella Redattore 

In una lunga intervista al Telegraph, José Mourinho ha le idee chiare sul suo futuro. Lo Special One è più carico che mai e non vede l'ora di tornare ad allenare: "Ho 61 anni e non voglio fermarmi a 65, assolutamente no.La mia carriera è ancora lunga. Qualche club ha paura di fare il nome come opzione per la panchina? È un peccato che non possano parlare con Peter Kenyon, Massimo Moratti, Florentino Perez, Pinto da Costa. Sono l'unico allenatore europeo ad aver giocato due finali negli ultimi due anni".

Mourinho

 

"Allora parliamo del mio presente. Non sono colpevole di aver vinto la Champions League 20 anni fa. Ma se vai dal 90% degli allenatori e chiedi 'Vorresti giocare due finali di Coppa dei Campioni in due anni consecutivi?', la maggior parte di loro risponderà 'Sì'. Non è che io abbia paura di lavorare con non fatti per vincere, il mio lavoro è cercare di trasformare in club 'fatti per vincere' o per raggiungere degli obiettivi. La Roma era un club con una 'storia senza vittorie'. Questo è il mio sogno: essere l'allenatore. Concentrarsi sullo sviluppo dei giocatori, sulla preparazione delle partite. Fortunatamente ho avuto questo nella mia carriera ma, sfortunatamente, ho anche avuto altre situazioni in cui dovevo essere molto più di questo. Quando sei molto di più, non sei un allenatore bravo come potresti essere. Il club ti mette in una posizione in cui non vorresti essere". 


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"Pensate che dopo la finale di Europa League che abbiamo perso, nelle circostanze in cui abbiamo perso, fossi felice con tutta l'emozione che ho provato? Credete che fossi felice di essere il volto del club che è andato in conferenza stampa per parlare di quegli avvenimenti? No, odiai andarci. Se la gente teme qualcosa su di me, non deve farlo. Datemi solo una struttura professionale in cui io sia solo l'allenatore, perché questo è ciò in cui sono bravo. La gente dice che sono bravo a comunicare ma molte volte dici le cose sbagliate, soprattutto quando comunichi tre o quattro volte a settimana. La struttura di un club mi spinge nella direzione sbagliata".

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