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Paolillo: “Suning? Asiatici da dividere in due categorie. FPF? Quando scrivemmo le regole…”

Le parole dell'ex dirigente nerazzurro sulla proprietà cinese e sul Financial Fair Play

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni di TeleRadioStereo, l'ex direttore generale dell'Inter ai tempi di Moratti Ernesto Paolillo ha parlato così di Suning e delle regole del Fair Play Finanziario:

"Gli asiatici vanno divisi in due categorie: quelli estremamente seri, ed è il caso del Gruppo Suning e dell'Inter che hanno spalle forti. Oppure ci sono gli avventurieri come il caso del Milan. Gli asiatici che fanno le cose seriamente le fanno veramente bene. Non vedo altri investitori nel mondo del calcio e la colpa di questo ce l'ha anche il UEFA. Perché quando nel 2008 siamo stati incaricati di scrivere le regole del FFP c'era un obiettivo, quello di ridurre l'indebitamento dei club e obbligarli a lavorare in base alle proprie risorse. Quindi non più proprietari mecenati che coprivano ogni anno le perdite ma club che operavano in base ai propri ricavi. Quello andava bene allora perché era l'unico obiettivo che avevamo, come l'unico obiettivo della Banca Centrale Europea era quello di contenere l'inflazione. Oggi sono cambiati i tempi e la BCE non si occupa di crescita, e dovrebbe, e la UEFA non si occupa della crescita dei club intervenendo a favore di nuovi investitori nel mondo del calcio. Se oggi un investitore entra in questo mondo prende squadre in difficoltà e non solo mette i soldi, ma si porta poi il peso di non poter far diventare competitiva la squadra per un certo periodo di tempo perché deve rispettare il FFP nonostante non sia colpevole di tutte quelle perdite che hanno provocato lo star fuori dalle coppe".

Oggi quindi scriverebbe in modo diverso le regole del Fair Play Finanziario...

E' troppo limitato. Serve solo a far in modo che le squadre lavorino in base ai propri ricavi, e questo va bene perché andava bene anche all'ora perché i debiti erano troppo tardi. Adesso che i club hanno acquisito questa mentalità bisogna pensare a far diventare il mondo del calcio un mondo di business, come lo è in America, e attrarre e incentivare chi si avvicina a questo mondo perché ci crede e vuole creare dei grossi club. Perché non tutte le città hanno tutte squadre che vanno bene (come a Milano, Roma o Firenze prima dell'arrivo del nuovo investitore), sono squadre che si portano troppi debiti dietro e chi arriva deve essere aiutato ad ammortizzare questi debiti in un certo numero di anni. E' questo che andrebbe riscritto e aggiunto al vecchio FFP. Adesso l'inflazione non c'è più, occupiamoci della crescita. I debiti non ci sono più, occupiamoci dei nuovi investitori.

L'Italia, in prospettiva, riuscirà a tenere il passo delle squadre inglesi, le tedesche o le maggiori spagnole?

Assolutamente sì, a determinate condizioni. Prendiamo l'esempio della Juventus, con lo stadio di proprietà e con i ricavi aggiuntivi che riesce ad ottenere dalle partite ha aumentato i ricavi. Se guardiamo Milano qui abbiamo ancora il problema di due squadre che non riescono ad avere uno stadio di proprietà e non riescono ad cambiare l'assetto economico, così come a Roma. Indubbiamente bisogna fare in modo che i club possano produrre ricavi aggiuntivi alle partite di calcio e poi diventeranno grandi club che riusciranno a competere con le altre squadre europee.

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