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Pretti: «Inter-Suning, mercato smisurato. Ma la Cina non è una tetta da mungere»

Lorenzo Roca

L'operazione che targherà l'Inter di cinese chiama in causa esperti di quel mondo per capirne meglio le sfumature e delineare in un certo qual modo il futuro che potrà dipanarsi per l'Inter

L'operazione che targherà l'Inter di cinese vede molti quotidiani andare a caccia di esperti di quel mondo per capirne meglio le sfumature e delineare in un certo qual modo il futuro che potrà dipanarsi per l'Inter. Il Corriere dello Sport in proposito ha intervistato Andrea Pretti, che nel 2009 è sbarcato in Cina dove per primo ha aperto un’agenzia internazionale con alcuni dipendenti. Agente Fifa, conosce bene la Super League e il modo di operare nel Suning.

Sorpreso dall’operazione Suning-Inter?

«Per niente. In questi anni ho imparato che i cinesi sono capaci di grandi accelerazioni e grandi frenate».

Come ha operato il Suning in patria?

«Il Jiangsu, come altre società cinesi, è molto condizionato dal nome dei calciatori. Ha fatto operazioni che non guardavano solo all’aspetto tecnico, ma anche all’appeal. Per questo a volte ha speso più del reale valore del giocatore».

Cosa ha portato il Suning al campionato cinese?

«Quello del Suning non è un fenomeno isolato perché nella Super League i gruppi che investono molto non mancano. Oltre all’Evergrande, ci sono le due squadre di Shanghai, lo Shandong, l’Hebei e il Tianjin Quanjian in seconda serie. Jindong ha portato ulteriori investimenti e maggiore competitività».

Che personaggio è Jindong?

«Quando arrivi a quei livelli vuol dire che sei capace e hai tutti i supporti che devi avere. E’ un magnate come in Cina ce ne sono diversi, ma di sicuro è tra i numeri uno».

Come giudica la partnership sportiva tra Jiangsu e Inter?

«Positiva perché l’Inter può mettere a disposizione know how e competenze, cose che il Jiangsu non ha. Sto propo- nendo accordi simili con club italiani minori, ma in Cina sbagliando pensano solo alle grandi società europee per certe collaborazioni».

Che vantaggi avrà ora l’Inter?

«Beneficerà di risorse economiche importanti e potrà contare su un mercato potenzialmente smisurato dove però le squadre italiane devono iniziare a investire perché siamo in calo rispetto a inglesi e spagnole. Thohir dice che in Cina ci sono 130 milioni di tifosi dell’Inter: non so se questo dato è vero, ma di certo va coltivato e fatto crescere. La Cina è generosa, ma non è una tetta da mungere, bensì un partner da coinvolgere».

Teixeira in prestito dal Jiangsu può essere un’idea per Mancini?

«Vi assicuro che non si è seduto né impigrito. La Cina ti restituisce giocatori “credibili” come Diamanti e Gilardino».

Consiglierebbe a Juan Jesus, Melo, Ranocchia o altri nerazzurri un’avventura al Jiangsu?

«E’ un campionato serio, non un purgatorio o un inferno. Andarci solo per i soldi però sarebbe l’approccio peggiore».

Che differenze nota tra l’operazione dell’Inter e quella del Milan?

«La cosa che mi lascia perplesso nell’affare del Milan è la “cordata” di imprenditori perché non rientra nella mentalità dei cinesi»

(cds)