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Sacchi: “L’Inter è ad un buon livello: deve insistere sul pressing e imparare a…”

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Arrigo Sacchi, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ha parlato così del movimento calcistico italiano e della lotta scudetto

Matteo Pifferi

Arrigo Sacchi, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ha parlato così del movimento calcistico italiano e della lotta scudetto.

«Siamo sulla buona strada, si vedono cose positive, idee innovative, ma serve ancora di più per arrivare al massimo, per tornare a competere in Europa come abbiamo fatto negli anni Novanta».

Il duello Inter-Milan in vetta alla classifica è un propellente per ricreare entusiasmo, non crede?

«Certamente. L’incertezza di questo campionato ha generato interesse. Non dobbiamo dimenticare che fino a poche giornate fa c’era anche il Napoli in lotta per il titolo. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare questa lunga volata. Domenica scorsa guardavo in televisione la partita del Milan contro la Fiorentina: San Siro strapieno, hanno inquadrato persino un bambino, tifoso rossonero: sullo 0-0 si faceva il segno della croce. Mi sono commosso. La gente ha bisogno di emozioni, e il calcio ha il dovere di dargliele: è la sua prima missione».

Tuttavia siamo soltanto all’inizio del percorso, c’è ancora molto da fare.

«L’importante è avere imboccato la direzione giusta. Il Milan è una squadra che cerca di vincere attraverso il gioco e che ha una strategia: quando è un collettivo, purtroppo non sempre, dimostra di essere a un buon livello. L’Inter pure. Deve insistere di più sul pressing, deve imparare a dominare il campo e, di conseguenza, l’avversario. Ma in queste due squadre, come anche nel Napoli, vedo segnali positivi: c’è l’idea di voler essere padroni del gioco, che è la strada maestra per arrivare al successo. E poi ci sono tante altre realtà che stanno crescendo e, pur essendo club più piccoli, stanno dando lezioni alle più grandi».

Quali?

«Penso all’Atalanta, ovviamente. Al Sassuolo, al Verona, alla Fiorentina, allo Spezia, al Torino. Tutte formazioni che cercano di imporre le loro idee e il loro stile, con coraggio e senza inutili e dannosi tatticismi. Dobbiamo capire che, specialmente in questo momento storico, il popolo ha bisogno di svagarsi, di divertirsi, di gioire. E il calcio dev’essere lo strumento per far trasmettere allegria, serenità. Posso fare un esempio personale?».

Prego.

«Io non nascondo di essere preoccupato per la situazione internazionale, per la guerra in Ucraina, per il Covid, per le conseguenze economiche. Sento il bisogno di divertirmi per non pensare alle miserie di ogni giorno. E il calcio aiuta, anche se magari lo spettacolo, qui in Italia, non è ancora quello che io desidererei. Ma sono convinto che presto, se tutti insieme andremo avanti su questa strada, ci arriveremo. Quanti anni erano che Milan e Inter non riempievano San Siro e non scatenavano tanta passione? Ecco, adesso bisogna ripagare questa passione con un bel gioco».

In sostanza, sembra di capire, il pubblico sta investendo sul calcio e ora tocca agli allenatori, alle squadre, ai singoli giocatori restituire quanto stanno ricevendo.

«Esattamente così. È arrivato il momento di far vedere che in Italia ci sono conoscenze, c’è voglia di migliorare, di cambiare, di uscire dal passato, di fare squadra. Siamo un Paese dove non si fa squadra in nessun campo, né in politica né nell’industria. Il calcio faccia da traino, sia di esempio a tutto il Paese: le squadre dimostrino che, comportandosi come veri collettivi, organizzati e sinergici, si raggiungono i successi. Il duello Inter-Milan accende l’interesse, gli stadi di riempiono, le televisioni si mobilitano: bene, ma non fermiamoci qui. Diamo un colpo di acceleratore e mettiamoci alle spalle tutto il vecchiume ci portiamo dietro da anni. Lavoriamo per diventare finalmente padroni del campo».

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