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Sconcerti: “L’Inter ha meritato, con Hakimi la svolta. Eriksen? Non credo che il gol…”

Getty Images

L'analisi del giornalista sulla vittoria dell'Inter contro il Milan

Gianni Pampinella

Il giorno dopo la vittoria dell'Inter contro il Milan, dalle colonne del Corriere della Sera, Mario Sconcerti analizza la gara. Questa l'analisi del giornalista: "È stato un bel derby, mosso anche dal freddo, quindi veloce e pieno di sorprese. La più spettacolare è stata il litigio intenso tra Lukaku e Ibrahimovic, guardato con invidia da tutti essendo Ibra l’unico in città a potersi permettere il lusso di litigare con Lukaku. Nella partita è stato invece tutto chiaro. L’Inter ha meritato di vincere. Il Milan è stato miracoloso ad aver tenuto fino in fondo, la differenza è diventata sempre più netta dopo l’espulsione di Ibrahimovic. L’Inter non ha in genere mai un gioco allegro, ma è sempre più insistente la sua massa d’urto. Ha segnato su due calci piazzati, ha restituito onore perfino a Eriksen, ma ormai domina tutte le partite che gioca".

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"Mi sembra entrata in un’altra dimensione rispetto all’intero campionato. Va vista sul lungo cammino, non sullo spunto. Lo fa semmai sempre alla stessa maniera, con palloni che arrivano dai lati, con poche invenzioni, un gioco che non dà mai la sensazione della sorpresa ma che in Italia non mi sembra abbiano i suoi avversari".

"Il Milan c’è stato poco, uscito Ibra a inizio secondo tempo, è proprio scomparso. La svolta è arrivata con l’ingresso di Hakimi, la vera diversità dell’Inter, un’agilità che ha un unico binario ma che costringe la squadra a cambiare ritmo per seguirlo. Con Hakimi è cresciuto vistosamente anche Lukaku. È lì la grande sostanza. Sanchez è in forma, scivola via, ma porta illusioni, non peso. Lukaku decide. È stato comunque un derby oltre la misura prevista perfino nell’uomo più dimenticato, Eriksen. Non credo il suo gol valga una conferma, ma un colpo di grande calcio lo meritava, è sempre stato il suo pane. Molto meno, la corsa, il senso del gioco, anche in Inghilterra".

(Corriere della Sera)

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