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Zapelloni (GdS): “Il derby ha trasformato l’Inter, Milan senz’anima e gioco. A Napoli…”

Così il vicedirettore della Rosea nel suo editoriale

Marco Astori

Tra le colonne del suo editoriale per La Gazzetta dello Sport, il vicedirettore della Rosea Umberto Zapelloni ha analizzato il momento di Inter e Milan, che vivono un momento di forma diametralmente opposto: "Il derby di Milano ha avuto l’effetto di un’invasione barbarica. L’Inter ne è uscita trasformata in una candidata allo scudetto, il Milan è rimasto isolato nel suo accampamento a metà del guado. Spalletti stasera si siede davanti alla scacchiera scudetto, ha i pedoni per dare scacco al re della bellezza, al Sarri che ha incantato anche Guardiola dopo avergli mostrato la sua faccia più tenera. Proprio il City ha indicato la strada da seguire, la mossa da copiare per mettere in difficoltà la squadra che in Italia viaggia a pieno regime con 8 vittorie in 8 partite. Napoli-Inter è una sfida tra il bello e il concreto, tra un progetto che dopo tre anni sta raccogliendo i frutti di un grande lavoro e un cantiere appena aperto. L’Inter finora è stata bravissima a cogliere l’attimo, a trasformare in albero ogni seme raccolto, a sfruttare la fortuna e le occasioni. Tanto che alla vigilia della nona giornata è lassù, seconda soltanto alla perfezione napoletana, libera di sognare un risultato che la catapulterebbe in testa alla classifica. Spalletti alla vigilia ha giocato con le parole, ha interpretato il trombettiere che suona alla regina. «Se Sarri avesse continuato a lavorare in banca, oggi sarebbe ministro dell’economia» è una battuta che avrebbero voluto recitare in molti. Più che sentire il rumore dei nemici, Spalletti prova a esaltarli, a metterli sul piedestallo. Prova ad adularli per poi sorprenderli mentre si specchiano per ammirare la loro bellezza. Ma non si tira indietro. Ammette di aver studiato, di essere pronto per l’esame di maturità. La notte prima dell’esame non porta tremori, ma consapevolezza nei propri mezzi.

Merito del derby - continua il giornalista -, ma non solo di quella vittoria arrivata a tempo scaduto grazie a un rigore su cui molti milanisti ancora si interrogano senza riuscire a darsi una risposta. Il derby ha lasciato l’Inter tra i sogni e ha sprofondato il Milan negli incubi. Tre sconfitte di fila pesano, anche se all’inizio del secondo tempo stracittadino si era intravista la fine del tunnel. Il guaio è che l’Europa League, fin qui sempre usata come aspirina, ha moltiplicato gli spettri, complici le parole poco diplomatiche di un d.s. che le parole proprio non riesce a usarle per bene. Per non dire delle mosse: mettersi sul trespolo a dirigere il traffico come l’Alberto Sordi vigile dei vecchi film in bianco e nero non è un’immagine edificante. Se vuoi delegittimare un allenatore devi avere almeno l’alternativa in tasca e soprattutto un calendario che dopo il Genoa non metta in fila in una settimana Chievo, Juventus e di nuovo l’Aek, ma ad Atene in una partita che vale il primo posto nel girone. C’è da aver paura. Il problema è che questo Milan sembra giocare con la fifa addosso. Un film già visto negli anni bui quando gli allenatori saltavano come tappi di champagne sul podio di un gran premio. Il Milan di oggi è una squadra senz’anima e senza gioco. Sembra una bella signora che, tornata a casa dopo un pomeriggio di shopping, si accorge di aver comprato solo capi taroccati. Gli acquisti milionari dell’estate non riescono a cambiare marcia. Montella ha la scadenza come uno yogurt. Senza indagare sui conti, ce n’è già abbastanza per preoccuparsi. Servirebbero sei punti prima di affrontare la Juve per prendere una boccata d’ossigeno. Servirebbero come la pioggia per lavare via polveri più o meno sottili. Nella domenica del referendum lombardo anche il calcio milanese si trova davanti a un tablet con un sì e un no da scegliere. L’Inter è o no da scudetto? Il Milan è o no da Champions? Basteranno 90 minuti per avere le idee più chiare".

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