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Zazzaroni: “L’Inter ci aveva provato per Allegri, idem con Zapata. Con Inzaghi…”

Foto: Mediaset

Intervenuto sul Corriere dello Sport, il direttore Ivan Zazzaroni ha analizzato il tema scudetto partendo dalle dichiarazioni degli allenatori

Matteo Pifferi

Intervenuto sul Corriere dello Sport, il direttore Ivan Zazzaroni ha analizzato il tema scudetto partendo dalle dichiarazioni degli allenatori:

"Tutti non lo vogliono. Ora. Non vuole che glielo consegnino subito e a parole, parole vuote, Spalletti: «Qual è la quota media? - domanda - novanta punti? Vuol dire che ne mancano 75. Che ne manchino 75, 82 o 85, è la stessa cosa. Diventa un’assurdità dire che adesso sei quello che può vincere. Un’assurdità, a meno che non si voglia mettere pressione a chi è davanti a noi». Davanti a sé Luciano non ha nessuno e, conoscendolo, dubito che voglia mettere pressione a se stesso. Mourinho, sotto di tre, ricorda spesso di aver firmato un contratto di tre anni, non di tre mesi: «Scudetto? Noi non siamo candidati a niente». Gasperini, nato lo stesso giorno dello Special, il 26 gennaio, pur se di cinque anni prima, lo segue a ruota e fa i nomi: «Inter, Milan e Napoli per lo scudetto. Non noi». Pioli, zlatanizzato, convinto e spavaldo come mai in passato («cavalcare l’onda, sempre», il suo nuovo motto) spiega che «ci vuole uno sforzo enorme per vincerlo». Mentre il sobrio Inzaghi punta sulla compostezza giocando in contropiede: «Difenderemo lo scudetto che abbiamo sul petto». Manca giusto Allegri, che di campionati ne ha vinti sei e, nonostante i 5 punti in classifica e qualche giovane moscio, sarebbe capace di affermare che «a fine novembre vi ho presi tutti, poi mi diverto io»".

"Siamo piacevolmente dentro la stagione dell’incertezza, del “ma chi lo vince quest’anno?”, la domanda della strada che per la prima volta, dopo anni, non autorizza risposte convincenti. Ci rallentano nelle valutazioni le difficoltà diffuse, perché c’è stato poco mercato per via dei bilanci in rosso sangue di amministratore delegato; e perché la partita Iva Ronaldo se n’è andato altrove per tornare a fare fatturato; e perché il temutissimo Conte fa la guest star a Sky; ma soprattutto perché questa serie A è nata in modo innaturale, nella casualità, trascurando ogni genere di programmazione. Rapido - e sommario - riepilogo. Il Napoli doveva andare ad Allegri ed è di Spalletti; De Laurentiis avrebbe dovuto e voluto vendere Koulibaly, Fabian e/o Lozano per recuperare i famosi 100 milioni, ma non ha potuto farlo per via della crisi post-pandemica: al contrario, si è addirittura migliorato con Anguissa e il rilanciato Ounas. La Juve, silurati Pirlo e Paratici, è riuscita a strappare Allegri a Real, Napoli e Inter. Ma ha perso un Cristiano da trenta e passa gol a stagione e fatto ricorso alle cambialone (Locatelli, Kean).

"L'Inter è stata costretta a salutare Conte, ci ha provato con Max e Zapata e alla fine l’ha risolta con Inzaghi e Dzeko. Soltanto Milan e Atalanta hanno avuto la possibilità di puntare sulla stabilità, pur senza strafare. La Roma, infine, stava per chiudere con Sarri, che poi ha trovato lavoro dalla parte opposta, e a sorpresa - una sorpresa vera - si è affidata a Mourinho, ricorrendo a un mercato di reazione (Viña, Abraham). Aspettative, pressioni, dribbling verbali, scaramanzia, domande rimbalzate, grattatine: ma chi lo vince quest’anno?"

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